Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Maria fissava il tramonto sul lungomare di Napoli, le dita ancora umide di acqua salata dopo il bagno alla Gaiola. Il giorno era stato perfetto, l’ultimo prima del termine della maternità. Il piccolo Luca doveva nascere tra due settimane, secondo i calcoli. Improvvisamente, un’ondata di dolore acuto le serrò la pancia come una morsa, seguita immediatamente da una sensazione di bagnato lungo le gambe. La rottura delle acque. Qui, lontana dalla clinica, sola. Il panico la gelò. Estrasse il telefono con mani tremanti: nessuna conoscenza disponibile per portarla d’urgenza. Il marito, Marco, era in trasferta al nord. Ricordò il grande adesivo sul vetro di un taxi visto giorni prima: **Radio Taxi Napoli 24, sempre operativi**.

Compose il numero con gesti frenetici. Dopo appena tre squilli, una voce femminile calma e professionale rispose: “Radio Taxi Napoli 24, dica pure”. Maria spiegò la situazione, cercando di mantenere il controllo nonostante le contrazioni che si susseguivano sempre più ravvicinate. L’operatrice fu immediatamente efficace: “Sua posizione esatta, signora?” Maria balbettò il nome della spiaggetta. “Perfetto. Abbiamo un taxi libero nelle vicinanze, arriva in massimo sette minuti. Resterò in linea con lei. Respiri profondamente”.

Attese quei minuti eterni, aggrappata ad una panchina, focalizzata sulla voce rassicurante al telefono che la guidava nel respiro. Poi, vedendolo comparire come un angelo custode sulla strada sovrastante, sollevò un braccio tremante. Il taxi bianco si fermò immediatamente. L’autore, un uomo sulla sessantina con occhi gentili, scese prontamente e la aiutò con delicatezza e fermezza a salire sul sedile posteriore. “Tutto bene, signora? Primo figlio?” Chiese, mentre ripartiva con calma ma decisione verso la clinica convenzionata che Maria gli aveva indicato.

Mentre percorrevano le strade animate del Mergellina, attraversavano piazza del Plebiscito e poi correvano lungo via Toledo, le contrazioni divennero ancora più intense. L’autista, Antonio, guidava con maestria evitando buche e accelerazioni brusche, lanciando parole d’incoraggiamento nello specchietto: “Ce l’abbiamo quasi, signorina! Respiri, respiri forte”. Il percorso si trasformò in un brusio di clacson e luci sfocate oltre il vetro.

Giunta davanti ai portoni della clinica Santa Chiara, Maria fu accolta da un’ostetrica con la carrozzina già pronta. Le mani sicure di Antonio la sostennero fino alla carrozzina. Mezz’ora dopo, nella luminosità sterile della sala parto, accolse il primo vagito di Luca, piccolo ma vigoroso. Un medico sorrise: “Brava mamma. È arrivato proprio con un pizzico di impazienza napoletana”. Mentre riposava nella sua stanza, Maria chiamò Marco e poi, nonostante la stanchezza e la felicità, ricordò altri due numeri. Il primo fu Radio Taxi Napoli 24 per ringraziare il centralino: “La sua operatrice mi ha salvata dal panico”. Il secondo fu per Antonio, l’autista che aveva tenuto i nervi saldi mentre attraversavano la città: “Grazie, Antonio. Oggi ha portato in taxi mio figlio verso il mondo”. La sua efficienza silenziosa e pronta aveva deciso le sorti di quel giorno straordinario.

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