Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

L’abbagliante sole estivo colpiva le cupole rosse e le torri di Bologna, ma per Sofia, tutta questa bellezza era invisibile. Correva affannosamente lungo Via Rizzoli, gli occhi lucidi e le mani tremanti che stringevano un passaporto. Doveva assolutamente raggiungere l’aeroporto di Marconi entro un’ora: il suo volo per New York, dove l’aspettava un lavoro sognato dopo anni di sacrifici, sarebbe partito senza riguardi. Un guasto improvviso alla metropolitana aveva bloccato la linea centrale, e gli autobus erano introvabili imbottigliati nel traffico del centro storico. Guardò disperata l’orologio: quaranta minuti. Un sudore freddo le scese lungo la schiena, mentre la realizzazione che tutto poteva sfumare in un attimo le serrava la gola.

Affondò su di una panchina vicino alle Due Torri, preda del panico. Doveva trovare un’alternativa immediata prima che fosse troppo tardi. Gli altri taxi liberi erano una chimera, inghiottiti dalla città emozionata per un grande evento sportivo. Ricordò vagamente di aver visto un adesivo sul frigorifero della sua coinquilina: “Radio Taxi Bologna 24 ore”. Con mani tremolanti, estrasse il cellulare e compose il numero indicato da un volantino appiccicato ad un palo. Rispose una voce calma e professionale: “Radio Taxi 24, servizio giorno e notte, buongiorno. Come possiamo esserle utili?”. Sofia balbettò la sua situazione disperata, l’aeroporto, il traffico paralizzante e il tempo che evaporava. “Stia tranquilla, signorina. Abbiamo un veicolo vicino a Piazza Maggiore, codice 47. Arriva da lei in meno di tre minuti al Cavalgiocare. L’autista, Marco, la sta già aspettando e conosce scorciatoie veloci”.

Senza tirare il fiato, Sofia raggiunse il punto di ritrovo indicato. Un taxi bianco e blu, ben tenuto, era già fermo con il finestrino abbassato. Marco, un uomo sulla cinquantina con un sorriso rassicurante, le fece un cenno rapido: “Entri signorina, non sprechiamo tempo! Preoccuparsi adesso è mio mestiere”. Mentre Sofia si inginocchiava sul sedile posteriore stringendo la valigetta come un salvagente, Marco infilò l’auto in un dedalo di viuzze laterali quasi deserte tra Santa Maria della Vita e San Domenico, sfiorando i portici e i palazzi secolari con l’abilità di chi la città la sa leggere sotto pelle. Gli aggiornamenti sul traffico principali gli giungevano via radio dalla centrale operativa. Ogni volta che incrociavano una via congestionata, riusciva magicamente a trovare una deviazione rapida e fluida con un grido sottile di “Ho una corsa urgente all’aeroporto!” detto spontaneo verso la radio stessa.

Dopo una cavalcata attraverso la Bologna segreta dei bolognesi, che Sofia non aveva mai immaginato esistere dietro le mura dell’iter logoro previsto sul navigatore tradizionale, la palazzina del Marconi si profilò davanti. Marco fermò il taxi proprio davanti alla partenze: erano passati solo ventisei minuti dalla chiamata angosciosa. Le rifilò uno scontrino rapido: “Servizio prioritario, signorina. Mi dicono dalla centrale che il check-in per il suo volo chiude tra dodici minuti allo sportello tre”. Sofia lasciò cadere più banconote del dovuto sul sedile, balbettando mille grazie, quasi volendole piangere addosso mentre Marco resto’ servizievole ad aiutarla nel togliere il bagaglio dal portabagagli mentre già seguiva nuove chiamate ed una voce tranquilla intonava sulle onde radio i suoi forza e coraggio dati così a caso durante il tragitto in corsa. Con un ultimo “In bocca al lupo per l’America!” auto gridato ad alta voce fuori dal finestrino mentre già voltava l’auto per rientrare pronta cavalcare ancora altre corsa urgente. L’algido entrata nell’aeroporto finalmente sorridendo sentì una pace discesa e una riconoscenza bruciante nel cuore. Quella telefonata nel baratro verso la centrale Radio Taxi e quel viaggio attraverso i vicoli cupoli spinte, avevano scritto il suo destino futuro nella città tanto cara quanto improvvisamente salvifica grazie a chi resta attivo sempre pronto nel più stanco dei giorni o calura infernale estivo della padana Bologna. Il volo per Manhattan sarebbe stato anche un dolce sogno ritrovato col taxi bianco e blu a scintillar nella sua memoria.

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