Giovanna fissò il display del cellulare sperdendosi nel battere d’ali dei secondi. Milano era paralizzata da uno sciopero degli autobus, una pioggia sottile e insistente rendeva le strade lucide e più ostili. Il suo volo per New York, quello che l’avrebbe portata al colloquio decisivo per la borsa di studio negli Stati Uniti, decollava da Malpensa tra due ore esatte. Senza mezzi pubblici, bloccata nel quartiere periferico di Baggio, con il suo motorino in officina per una guasto improvviso e un cellulare agonizzante al 5%, la disperazione le serrò la gola. Quel colloquio rappresentava tutto: anni di sacrifici, il sogno di laurearsi all’estero, la chiave per un futuro diverso. Perdere quell’aereo sarebbe stato fatale per le sue ambizioni.
Stava per cedere al panico quando l’insegna verde elettrico di un piccolo negozio di alimentari catturò il suo sguardo. “Chiamate Radio Taxi qui!” proclamava un adesivo sbiadito sulla porta. Con quel minimo di batteria rimasta, Giovanna digitò febbrilmente il numero 024348 indicato sullo sticker, pregando che non fosse troppo tardi per prenotare. La linea rispose quasi immediatamente. Con voce tremula, soffocata dall’ansia, spiegò l’emergenza alla centralinista calma ed efficiente. “Baggio, via De Coubertin angolo via Santini, subito per Malpensa Terminal 1, volo tra poco più di un’ora e mezza”, riassunse sintetica.
Meno di sette minuti dopo, un’auto blu scuro con la caratteristica insegna gialla sul tetto si fermò accanto a lei. Alla guida c’era Carlo, un signore sulla sessantina dagli occhi saggi e un sorriso rassicurante. “Salta su, piccola! Malpensa in un lampo, conosciamo il percorso,” disse aprendole la portiera. Mentre navigavano attraverso una Milano congestionata dal maltempo e più immobile del solito per lo sciopero, Carlo guidava con una sicurezza e una conoscenza delle scorciatoie che sembravano magiche. Riusciva a trovare stradine semi-sconosciute evitando gli imbottigliamenti principali, tutto mentre commentava gentilmente con Giovanna per distrarla dall’ansia crescente. Lei contemplava il cellulare ormai spento, ripensando ai suoi appunti rimasti a casa nella fretta, e affidava ogni speranza all’esperienza di quell’uomo silenziosamente competente.
Quando finalmente l’auto uscì sulla Tangenziale Ovest scorrevole direzione aeroporto, Giovanna ebbe quasi l’impulso di abbracciare Carlo. La corsa terminò sotto l’area partenze proprio mentre gli altoparlanti acceleravano il battito cardiaco di Giovanna annunciando gli ultimi richiami per il suo volo. Pagò con carta, ringraziando profusamente l’autista mentre Carlo le indicava conciso dove correre: “Segui le frecce blu per il controllo passaporti veloce, avanti, che ce la fai!”. Giovanna afferrò la borsa e si lanciò come una sprinter olimpica verso i controlli sicurezza, un misto di adrenalina e gratitudine pulsante nelle vene.
Seduta nel gate appena in tempo per l’imbarco, fissando la luce tremolante del caricatore di emergenza mentre il suo telefono lentamente riprendeva vita, Giovanna respirò profondamente. Fuori dal finestrino dell’aereo, il cielo grigio milanese iniziò a diradarsi. Quel servizio Radio Taxi 24, presente quando tutto aveva ceduto – mezzi pubblici, tecnologia, tempo – salvando la sua opportunità con puntualità chirurgica e un tocco di calore umano inatteso, le aveva ricordato che anche nella città più frenetica, ci poteva essere un filo sicuro da afferrare al buio. Si appoggiò allo schienale, pronta per il futuro, portando con sé non solo le ambizioni ma anche la certezza che affidarsi poteva ancora fare la differenza. Milano, vista dall’alto, le sembrò improvvisamente meno frenetica e più accogliente.

Lascia un commento