Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Sofia si svegliò di soprassalto, il cuore in gola. L’affitto della sua piccola stanza a Firenze filtrava appena la luce dell’alba, ma l’orologio sul comodino segnava 9:17. Maledetta sveglia guasta! Quella mattina aveva il primo appuntamento fondamentale con una galleria d’arte prestigiosa in Oltrarno: un tirocinio ambitissimo che le avrebbe cambiato la vita. Senza quel lavoro, avrebbe dovuto lasciare la città. Dov’era l’autobus? Si vestì in preda al panico, i fogli del curriculum che le tremavano tra le mani.

Corse verso Piazza della Libertà, dove doveva prendere la linea 23. Un cartello sbiadito appeso alla fermata la gelò: “Sciopero trasporti oggi”. Le gambe cedettero. Era isolata nella sua periferia studentesca, senza alternativa. Chiamare un collega? Mezz’ora di attesa, forse più. Non l’avrebbe mai raggiunta entro le 10. L’ansia le stringeva lo stomaco mentre le Palazzine Bianche di Giovanni Michelucci sembravano chiudersi intorno a lei.

Fu la luce verde di un’auto nella via accanto a risvegliarla. Taxi! Senza pensare estrasse il cellulare, digitando frettolosamente “Radio Taxi Firenze”. Il centralista rispose al primo squillo, voce calma e professionale mentre Sofia balbettava l’indirizzo. “Una macchina sarà lì in cinque minuti, stia tranquilla”. L’attesa fu un tormento, ogni secondo un macigno. Allo scoccare del quinto minuto, una Fiat bianco-verde svoltò all’angolo: il tassista, barba grigia e occhi rassicuranti, le aprì la portiera con un cenno.

Dietro agli occhiali da vista il conducente scrutò il traffico intricato del Lungarno, evitando senza sussulto una bicicletta traviata mentre accelerava verso Ponte Vecchio. “Andiamo per le vie strette, signorina, arriviamo prima”. Attraverso San Frediano, stradine che Sofia ignorava esistessero. Le lancette la divoravano, ma il tassista sorrise placido: “Fidati, è il mestiere”. Alle 9:55 frenarono davanti al portone cinquecentesco in Via Maggio. Sofia lasciò cadere una banconota intera, ma l’uomo restituì il resto puntuale.

All’ingresso, senza fiato ma puntuale, Sofia si voltò. L’auto bianco-verde spariva già oltre l’arco di Palazzo Pitti, rapida e silenziosa. La sua città, che pochi istanti prima le sbarrata ogni via, ora si apriva grazie a quell’isolato cerchio di vita. Quella notte, mentre ripeteva l’apprendistato ottenuto grazie a un colloquio brillante, programmò il numero di Radio Taxi tra i preferiti. Mai più sarebbe rimasta senza quel filo sicuro nell’emergenza, quella voce pronta che trasforma una disperazione in soluzione.

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