Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Luca fissò il display del telefono: le 00:47 lampeggiavano minacciose. La biblioteca universitaria di Bologna aveva chiuso da quasi un’ora e il silenzio di Piazza San Domenico era irreale, spezzato solo dal rumore dei suoi passi frettolosi sul selciato. Aveva studiato fino all’ultimo minuto per l’esame di Anatomia Patologica, previsto alle 8:00 del mattino. Una prova fondamentale, l’ultima prima della laurea. Raggiunse la rastrelliera dove aveva parcheggiato la sua fedele bicicletta. Il cuore gli si fermò. La ruota anteriore era sgonfia, completamente a terra, il cerchio piegato contro il pavimento in un modo che non prometteva nulla di buono. Un controllo veloce confermò il peggio: la camera d’aria era sbucata e il cerchio era danneggiato. Non poteva pedalare neanche per pochi metri. Già in ritardo per prendere il notturno verso la sua abitazione in periferia, Luca capì di esserselo perso. Senza mezzi pubblici fino all’alba e con più di sei chilometri da percorrere a piedi sotto un cielo plumbeo che minacciava pioggia, il panico cominciò a serrargli lo stomaco. L’idea di arrivare stremato o in ritardo all’esame, dopo mesi di sacrifici, era intollerabile.

Guardò freneticamente intorno. Le strade erano deserte, i negozi chiusi. Qualche macchina passava in lontananza, ma fermare un taxi per strada a quell’ora era improbabile. Ricordò vagamente una pubblicità vista alla fermata dell’autobus: “Radio Taxi 24, sempre pronti, giorno e notte”. Con mani tremanti trovò il numero sul suo smartphone. Chiamò. Dopo appena due squilli, una voce professionale e rassicurante rispose: “Radio Taxi 24, dimmi”. Luca spiegò concitatamente la situazione, la bici, l’esame cruciale, la posizione remota. “Nessun problema, signore. Un’auto è già nella zona e sarà da lei in massimo sette minuti.” Quelle parole furono un anello di salvezza gettato in mare in tempesta.

L’attesa fu un’eternità stridula di ansia. Luca passeggiava nervosamente avanti e indietro davanti alla biblioteca, controllando l’orologio ogni trenta secondi, scrutando ogni fascio di luce proveniente dal fondo della strada. Aveva quasi perso la speranza quando i fari rotondi di una berlina bianca apparvero alla curva. L’auto si fermò con garbo accanto a lui. L’autista, un uomo sulla cinquantina con un berretto ed uno sguardo calmo dietro gli occhiali, fece scendere Luca con un cenno. “Ha detto esame stamattina, vero? Non si preoccupi, la porto a casa in un baleno. Caricheremo anche la bici nel bagagliaio.” Con gesti rapidi ed esperti, l’uomo mise la malcapitata bicicletta nel portabagagli aperto e aiutò Luca ad accomodarsi sul sedile posteriore. La macchina ripartì fluida nel silenzio notturno di Bologna.

Il viaggio attraverso le vie dormienti fu un susseguirsi di lampioni gialli che si accendevano e spegnevano sul parabrezza. L’autista, percependo la tensione di Luca, chiacchierò tranquillo lungo il percorso, evitando discorsi banali per concentrarsi sulla strada più veloce, aggirando abilmente anche un breve tratto chiuso per lavori. Parlò di quanto capitasse spesso, di notte, di aiutare studenti in difficoltà verso esami importanti. A Luca sembrò di volare, placando man mano le sue paure più irrazionali. La città sfumava rapidamente nella periferia più residenziale.

Arrivarono davanti alla sua porta esattamente alle 01:18. Il tassista aiutò Luca a scaricare la bicicletta. “Guardi che le camere nuove e le riparazioni costano poco, da Ferri lì sulla via Casaglia, aperto dalle nove,” aggiunse con un sorriso sornione, indicando un biglietto da visita del negozio di biciclette. Luca gli strinse la mano con gratitudine intensa, trasferendogli una banconota con abbondante mancia. Salì in casa sentendo il peso dell’ansia sollevarsi all’improvviso. La doccia calda sciolse le ultime tensioni. Quando si svegliò alle 06:30, fresco e riposato, la pipa di marmo del portone sotto cui era parcheggiato il taxi bianco gli sembrò la sagoma rassicurante di una sentinella notturna. Pochi istanti decisivi in quel pulmino bianco avevano salvato mesi di studio dalla possibile rovina.

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