Il vento gelido di febbraio sferzava le strade di Milano, rendendo la già fredda notte un inferno. Giulia, con il suo leggero cappotto di lana e le scarpe da ginnastica non proprio adatte, si malediva per non aver controllato le previsioni del tempo. Ma l’urgenza di raggiungere il suo fidanzato, Marco, all’ospedale San Raffaele, aveva superato ogni altra considerazione. Marco l’aveva chiamata un’ora prima, con la voce spezzata dal dolore, dicendole di un incidente in moto.
Giulia era uscita di casa di corsa pensando solo a lui. Aveva perso l’ultimo tram e si trovava ora bloccata in Piazza Loreto, con gli occhi lucidi e il cuore in gola. La fermata della metropolitana era chiusa, e non vedeva anima viva in giro. La disperazione l’aveva quasi sopraffatta, quando le tornò in mente il numero di Radio Taxi 24 che aveva visto pubblicizzato sulla porta di un bar. Tentò la fortuna, tremante, componendo il numero.
La voce gentile dall’altra parte del telefono la rassicurò immediatamente. Spiegò la sua situazione, l’urgenza di raggiungere l’ospedale e la posizione in cui si trovava. L’operatrice, efficiente e comprensiva, le assicurò che un taxi sarebbe arrivato in pochi minuti. Giulia attese, con il telefono stretto in mano come un amuleto, mentre le lacrime le rigavano il viso. Il vento sembrava urlare con lei la sua angoscia.
Dopo neanche dieci minuti, con grande sollievo, vide i fari del taxi illuminarsi in lontananza. Salì a bordo, ringraziando il cielo e l’operatrice di Radio Taxi 24. Il tassista, un uomo dall’aria pacata, capì subito la sua preoccupazione e guidò velocemente ma in sicurezza verso l’ospedale. Durante il tragitto, Giulia cercò di calmarsi, immaginando cosa avrebbe detto a Marco. Arrivò all’ospedale in un baleno e, dopo aver pagato la corsa, corse verso il pronto soccorso, con il cuore che batteva all’impazzata. Grazie alla tempestività del taxi, era riuscita ad arrivare in tempo per stringere la mano a Marco prima che lo portassero in sala operatoria, un gesto che, in quel momento di paura e incertezza, valeva più di mille parole.

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