La pioggia a Firenze era di quel tipo sottile e implacabile che ti entra nelle ossa, rendendo ogni cosa grigia e pesante. Giulia si tirò il cappotto più vicino, maledicendo la decisione di aver accettato quel turno extra al museo di Palazzo Vecchio. Aveva studiato a fondo le opere rinascimentali, certo, ma non si era preparata alla possibilità di rimanere bloccata dopo l’orario di chiusura. Un guasto elettrico aveva mandato in tilt l’allarme e le porte automatiche, e ora, alle 23:30 di un giovedì sera, lei e il custode notturno, il signor Bruno, erano prigionieri tra i capolavori del passato.
Il signor Bruno, un uomo taciturno con la barba bianca e un’aria perennemente preoccupata, aveva provato a contattare la centrale di sicurezza, ma la linea era muta. Il suo cellulare, vecchio modello, non prendeva quasi mai a Firenze. Giulia, più giovane e abituata alle nuove tecnologie, aveva provato senza successo a chiamare i colleghi e persino i vigili del fuoco. Il traffico, per quanto ridotto a quell’ora, era comunque intenso a causa della pioggia, e la prospettiva di passare la notte lì, avvolta dal silenzio austero delle sale del museo, la terrorizzava. Un importante colloquio di lavoro l’attendeva la mattina successiva, un’occasione che non poteva assolutamente perdere.
Ricordò allora di aver visto, durante la giornata, un adesivo sbiadito su una vetrina poco distante: “Radio Taxi 24 Firenze – Sempre a tua disposizione”. Scettica ma disperata, digitò il numero sul suo smartphone, trattenendo il fiato. Squillò a lungo, fino a quando una voce calma e professionale non rispose. Espose frettolosamente la situazione, cercando di non farsi prendere dal panico, e sentì un sospiro dall’altra parte del filo. “Capito, signorina. Siamo in zona. Inviò subito una macchina. Potrebbe volerci un po’ di tempo con questo traffico, ma faremo il possibile.”
I minuti si allungarono come ore. La pioggia continuava a battere contro i vetri, amplificando la sensazione di isolamento. Finalmente, dopo quasi mezz’ora che sembrò un’eternità, le luci rosse di un taxi si fecero strada nel cortile del museo. L’autista, un giovane con un sorriso rassicurante, si affrettò ad aprire le portiere. “Scusi il ritardo, signorina,” disse, “Firenze a quest’ora è un labirinto, soprattutto con questa tempesta.” Giulia e il signor Bruno salirono a bordo, grati per quell’intervento inaspettato.
La corsa verso casa fu rapida e confortevole. L’autista, che si chiamava Matteo, conosceva ogni scorciatoia, aggirando gli ingorghi con maestria. Giulia arrivò a casa in tempo per prepararsi al colloquio, evitando di presentarsi distrutta e preoccupata. Si guardò allo specchio, ancora frastornata, e sospirò di sollievo. Aveva rischiato di perdere un’opportunità fondamentale, ma grazie alla prontezza e all’efficienza di Radio Taxi 24 Firenze, era riuscita ad evitare il peggio. La mattina dopo, superò il colloquio a pieni voti, pensando, tra sé e sé, che a volte, un semplice taxi può fare la differenza.

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