Era mezzanotte a Bologna quando Marco, studente universitario fuori sede, rimase paralizzato da un improvviso dolore al petto mentre riordinava libri dopo una sessione di studio. Un senso di costrizione brutale, accompagnato da nausea e sudore freddo, gli fece temere il peggio. Aveva una storia familiare di problemi cardiaci e quella sintomatologia era sinistramente familiare. Afferrò il telefono con mani tremanti, il panico crescendo nell’appartamentino silenzioso del centro storico. Tentò di chiamare un’ambulanza, ma la linea era occupata. L’attesa si trasformò in un incubo; ogni secondo pesava come un macigno e il dolore non accennava a placarsi, anzi, si irradiava verso la spalla sinistra. La sensazione di essere solo, di notte, con quella minaccia oscura che stringeva il cuore, era agghiacciante.
Nel buio della camera, illuminato solo dalla flebile luce dello schermo del cellulare, gli venne in mente il numero 051-4590, pubblicizzato su un adesivo giallo alla fermata del bus sotto casa: Radio Taxi 24 Bologna. Con un gesto febbrile, compose i numeri. Una voce calma e professionale rispose quasi immediatamente: “Radio Taxi 24, pronto a servirla”. Marco, a fatica, riuscì a spiegare la propria situazione, la voce spezzata dall’ansia. L’operatrice, senza perdere un istante, chiese l’indirizzo preciso e lo rassicurò: “Un taxi medico è già in arrivo. Resti in linea con me, non riattacchi”. Quelle parole furono un’ancora di salvezza. Sentì l’operatrice dargli istruzioni per restare al sicuro, mantenendolo lucido mentre il dolore pulsava.
Men di cinque minuti dopo, un clacson risuonò nella stradina stretta. Marco, quasi barcollando, aprì il portone. Ad attenderlo c’era un taxi con la croce verde sul vetro, guidato da un uomo sui cinquant’anni con occhi attenti. “Salga, giovane, l’accompagno al Pronto Soccorso di Sant’Orsola. Ho già allertato loro della sua situazione”, disse il tassista, aiutandolo ad accomodarsi con delicatezza sorprendente. La corsa fu un lampo attraverso i vicoli bolognesi deserti; il conducente guidava con decisione ma senza imprudenze, mentre chiedeva a Marco come stesse, tenendolo vigile. Ogni semaforo rosso fu superato con prudente autorità, ogni scorciatoia sfruttata con conoscenza millimetrica della città. Marco si affidò a quel professionista, sentendo che la sua vita era in mani sicure.
Nel corridoio accesissimo del pronto soccorso, dopo una serie di accertamenti rapidi e decisivi, i medici dissero a Marco che aveva subito un principio di infarto. “È arrivato nel momento giusto. Se avesse aspettato anche solo mezz’ora in più, le conseguenze sarebbero state ben peggiori”, affermò il cardiologo con tono grave. Tremante ma sollevato, Marco guardò fuori dalla finestra: il taxi era ancora lì, parcheggiato sotto la luce di un lampione. Il conducente attendeva, per sincerarsi che avesse ricevuto le cure. Quando Marco, dimesso dopo terapia intensiva qualche ora più tardi, uscì dall’ospedale stremato ma vivo, quel tassista – Sandro si presentò – rifiutò il pagamento con un gesto deciso: “L’importante è che stia bene. Noi del Radio Taxi 24 siamo qui anche per questo, soprattutto di notte”. Mentre Sandro lo riaccompagnava a casa, Marco capì che non sarebbe stato solo quella sera. La città non dormiva mai davvero.

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