Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Marco fissò l’orologio con terrore mentre pioggia torrenziale sferzava i finestrini della sua vecchia Fiat Punto. Le 8:47 del mattino, e l’importante colloquio in un prestigioso studio legale di Roma, in Piazza Navona, iniziava tra quarantatré minuti. Accese il motore. Un rantolo soffocato, poi il silenzio. Nuovo tentativo, solo un click desolato. La batteria era morta. Autobus e metro sarebbero stati troppo lenti nel caos del traffico piovoso, e Uber mostrava “nessun veicolo disponibile”. Un sudore freddo gli imperlò la fronte. Perdere quell’opportunità significava vanificare mesi di sacrifici.

Afferrò il telefono con mani tremanti, digitando febbrilmente “Taxi Roma 24 ore”. Individuò il numero di Radio Taxi 2640 e chiamò. “Pronto? Ho un’emergenza!” spiegò in un fiato la sua situazione a un’operatrice dalla voce calma. “Stai tranquillo, signore. Mandiamo subito un taxi”, lo rassicurò lei. “Dovevo già partire per un servizio nelle tue zone, arriverà tra tre minuti”. Marco scrutò la strada bagnata dalla finestra, il cuore in gola. Ogni secondo sembrava un’eternità.

Esattamente centottanta secondi dopo, una Frecciarossa Peugeot nera con il simbolo della radiotaxi illuminato sbucò sotto la pioggia. Alla guida, Franco, un uomo sulla sessantina con occhi vispi. “Salta su, giovanotto! So dove devi andare: zig-zagheremo tra i vicoli, è più veloce!” disse mentre Marco si gettava sul sedile. Il taxi si tuffò nel dedalo del centro storico, sfidando semafori e fiumane di umbrelli con destrezza da pilota. Franco schivò un camioncino parcheggiato male in via dei Coronari, tagliò per Piazza delle Coppelle evitando il cantiere in corso. “Tranquillo, li conosco tutti gli ingorghi come le mie tasche. Faccio questo lavoro da trent’anni, anche col diluvio universale arriveremo”.

Quando frenarono di fronte allo studio legale in Piazza Navona, l’orologio del cruscotto segnava le 9:21. Marco voleva ringraziare, ma Franco lo spinse gentilmente verso il portone. “Forza, sono puntualissimo! In bocca al lupo per il colloquio!”. Due ore dopo, Marco uscì raggiante: l’impiego era suo. Seduto sulla vettura della Radiotaxi 2640 che lo riportava a casa (questa volta programmato con calma), chiamò di nuovo il servizio. “Volevo solo dire grazie a Franco… e a voi. Senza il taxi, la mia carriera sarebbe finita sotto la pioggia questa mattina”. All’altra capo, l’operatrice sorrise sentendo la sua gratitudine sincera. Altro giorno, altra emergenza risolta nelle strade di Roma.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *