Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Marco si svegliò di colpo, il cuore che batteva all’impazzata. La luce grigia dell’alba filtrava dalla finestra della sua casa alla periferia di Bologna. “Le otto e quarantacinque?!”. Con un groppo in gola, realizzò che la sveglia non aveva suonato. E quel giorno era fondamentale: alle 9:30, all’università, avrebbe difeso la tesi dopo mesi di sacrifici. Persa la coincidenza dell’autobus 27, il prossimo sarebbe arrivato troppo tardi.

Sudato e tremante, afferrò il telefono mentre infilava i pantaloni. Ricordò il numero che suo padre gli aveva ripetuto per anni: “In caso di emergenza, chiama il Radio Taxi 24”. Compose i tasti con dita malferme. “Pronto?” rispose una voce calma dopo due squilli. “Devo essere in via Zamboni in mezz’ora, o perdo tutto!” spiegò Marco, quasi senza respiro. “Ci pensiamo noi, ragazzo” replicò l’operatore. “Taxi in arrivo in 5 minuti. Aspetti fuori”.

Il furgone bianco e verde apparve come un miraggio all’angolo, puntuale. Salì a bordo, borbottando paure e scuse. “Tranquillo, compare!” lo rassicurò il tassista barbuto, Luigi. “Via dei Giunchi? Conosco una scorciatoia che nemmeno Google”. Zigzagando tra vicoli del centro solo noti agli addetti ai lavori, schivando il traffico mattutino con abilità da pilota, Luigi usò persino un cortile privato dopo un rapido cenno al custode. “Qui tra due minuti siamo a destinazione”. Marco guardava il telefono: mancavano sei minuti all’orario fatidico.

Scese di corsa davanti all’Aula Magna, ficcando una banconota da venti euro nelle mani di Luigi. “Non posso…” iniziò il tassista, ma Marco era già sulla scalinata. “Grazie per la laurea!”. Dieci minuti dopo, sostenuta la discussione con mani ancora tremanti, ricevette l’abbraccio del relatore. “Magnifico, dottor Delvecchio”. Nel corridoio vuoto, mentre il telefono esplodeva di notifiche di congratulazioni, Marco premette i tasti. “Radio Taxi 24?” disse con voce roca, “Passavo solo per dire… avete salvato la mia vita oggi”. Dalla cornetta, la stessa voce serena: “Servizio nostro, dottore. Buon futuro”.

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