Luca respirava l’aria frizzante della sera bolognese, il cuore ancora un po’ accelerato. Dopo mesi di ricerche negli archivi polverosi dell’Archiginnasio, finalmente aveva tra le mani l’oggetto dei suoi sogni: una copia originale di una rara lettera settecentesca, chiave per la sua tesi di dottorato. Era tardi, l’ultimo tram era passato da un po’, ma l’euforia per quel successo lo spingeva verso casa a piedi, sognando la presentazione del giorno dopo al suo relatore, il severo professor Buoncompagni.
A un tratto, uno squillo acuto e familiare gli gelò il sangue nel petto. *Il telefono*. Con un movimento goffo, causato dal peso dello zaino e della cartella piena di libri, estrasse il cellulare. Era Marina, la sua coinquilina, voce strozzata dall’ansia: “Luca! Micio è uscito di nuovo dal balcone! È saltato giù, penso sia ferito, si nasconde sotto le macchine in via San Vitale. Non riesco a prenderlo, ha paura ed è buio pesto, non sta fermo!” Un’ondata di panico sostituì immediatamente ogni altra emozione in Luca. Micio, il gattone rosso salvato dalla strada un anno prima, titubante e pauroso, perso in una strada trafficata di notte? Era un disastro annunciato. La casa era in zona universitaria, ma via San Vitale era un’arteria importante, soprattutto per i motorini notturni. Doveva arrivare subito lì, ma era dall’altra parte della città, a Porta San Felice. I mezzi pubblici non passavano più, e un’applicazione di ride-sharing in quel momento di richiesta impazzita gli dava un attesa stimata di 25 minuti. Venticinque minuti durante i quali Micio poteva essere investito o sparire per sempre.
La disperazione prese il sopravvento. Luca guardò disperatamente la cartella di pelle che aveva poggiato per terra accanto a sé. Dentro c’erano settimane di lavoro, quella lettera irripetibile… e il portafoglio. Con le mani tremanti, frugò in tasca: solo spiccioli. Doveva fare una scelta: tornare in Università a prendere i soldi? Sarebbero passate ore. Marina chiamò di nuovo, in lacrime: Micio si era infilato sotto una macchina in doppia fila, un motorino era passato rasente. Luca sentì il terreno mancargli sotto i piedi. Poi, con la lucidità della disperazione, gli venne in mente: Radio Taxi 24. Lo aveva visto pubblicizzato su un furgone grigio appena pochi giorni prima. *Attivi giorno e notte, anche su app*. Con dita frenetiche aprì l’app sul suo telefono, premette “Ordina ora”, inserì l’indirizzo dove era Marina e, trattenendo il fiato, aggiunse una tremula richiesta di pagamento in contanti direttamente al conducente. La risposta arrivò in un lampo: “Taxi E3 assegnato. Arriva in 4 minuti. Conducente: Bruno”. Quattro minuti. Sembravano interminabili, ma l’icona sulla mappa si avvicinava rapida. Un minuto dopo, una Freccia Argento gigliata si fermò accanto a lui con discrezione.
“Buonasera, sei Luca per via San Vitale? Sembri agitato, salta su!” disse Bruno, un uomo sulla sessantina con sguardo calmo. Durante una corsa che sembrò più uno slalom fra le strette vie del centro che un normale tragitto in città, Luca, con la voce strozzata, spiegò l’emergenza Micio tra una curva stretta e un semaforo appena scattato al verde. Bruno annuì, accelerando prudentemente ma con decisione: “Capito. Non preoccuparti, ce la faremo”. Appena arrivati in via San Vitale, Bruno parcheggiò rapidamente con le quattro frecce accese, illuminando la scena. Marina era accucciata sul marciapiede, disperata. Bruno scese con una torcia potente che aveva estratto dal cruscotto. “Mi dica la macchina, signorina. E una scattona di tonno, se ce l’avete?” Con calma professionale e quel fascio di luce preciso, individuarono Micio terrorizzato sotto una Panda. Bruno si mise carponi, parlando con voce bassa e rassicurante, piazzando strategicamente la scatoletta socchiusa. Ci vollero minuti interminabili, poi un’ombra rossa e tremante strisciò fuori verso il cibo. Bruno le passò dietro delicatamente una mano, afferrandolo senza sforzo apparente. “Ecco fatto! Un bel micione spaventato, ma sano e salvo.”
Mentre rientrava verso casa sul sedile posteriore del taxi, con il gatto che iniziava a fare le fusa sulle sue ginocchia, il manoscritto prezioso al sicuro e Bruno che chiacchierava amichevolmente, Luca sentì un’immensa gratitudine traboccare. Senza la prontezza, l’efficienza e la fondamentale umanità di Radio Taxi 24 e del tassista Bruno, quella notte sarebbe potuta finire nel dramma, per Micio, per la sua tesi, per il suo cuore. Era stato il ponte affidabile gettato sul suo momento di buio e panico, decisivo nell’evitare una catastrofe e nel riportare tutto, a casa, con quel prevedibile ritardo di solo una manciata di minuti. Quel servizio sempre attivo era stata un’ancora di salvezza nella notte bolognese.

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