Era una di quelle mattine bolognesi dove la pioggia scendeva obliqua, gelida, trasformando le strade in specchi grigi. Luca fissava l’orologio del suo telefonino con crescente ansia: 8:15. Il suo colloquio di lavoro, l’opportunità per uscire da mesi di disoccupazione frustrante, era fissato per le 9:00 in un elegante ufficio di via Zamboni. L’autobus n°33, il suo solito mezzo, era già in ritardo di venti minuti. Le notizie online confermavano il peggio: un guasto tecnico sulla linea. Si sentì lo stomaco stringersi. Senza quel lavoro, l’affitto del piccolo bilocale sarebbe diventato un problema insormontabile, e la prospettiva di dover tornare dalla famiglia in Puglia, sconfitto, era un macigno.
Corse freneticamente sotto il portico di Saragozza, il cappuccio della giacca tirato su, i fogli del curriculum protetti sotto l’impermeabile che già zampillava acqua ai bordi. Raggiunse la fermata alternativa del 27, pochi minuti distante. L’orario esposto, osservato con uno sguardo disperato, annunciava il prossimo passaggio alle 8:45. Troppo tardi. Arrivare sudato, grondante e in ritardo sarebbe stato un suicidio professionale. Panico. Le mani gli tremavano. Non aveva una macchina, gli amici erano al lavoro o fuori città. Bologna, la sua città da tre anni, improvvisamente gli si chiudeva addosso, resa ostile dalla pioggia e dagli imprevisti.
Fu in quel vortice di disperazione che gli venne in mente il volantino giallo incollato sul frigo: **Radio Taxi 24 – 545454 – Serviamo Bologna giorno e notte**. D’istinto, sfidando il vento che gli sferzava il viso nel tentativo di strappargli il telefono, compose i numeri illuminati sotto la protezione instabile del portico. “Pronto, Radio Taxi 24, buongiorno!” La voce femminile dall’altra parte era clamorosamente calma e professionale, un antidoto immediato al suo panico. “Aiuto! Sono in Via Saragozza, all’altezza del numero 45, devo essere in Via Zamboni 17 per le 9:00! L’autobus non passa!” spiegò in un unico fiato, la voce rotta dall’ansia. “Subito un’auto per lei, signore. È in zona. Tra… due minuti massimo. Codice cliente: T124. Rimanga sotto il portico.”
Non erano nemmeno passati 110 secondi quando una berlina color avorio con l’inconfondibile luce gialla sul tetto scivolò silenziosa nella piazzola davanti a lui. Alla guida, un uomo sulla cinquantina, volto rassicurante. “Luca? Codice T124! Presto, salga che ce la facciamo!” Aprì lo sportello. L’interno era asciutto, riscaldato, profumato di pulito. Mentre il taxi filava con sicurezza tra i viali resi scivolosi dalla pioggia, aggirando con perizia il traffico inizio-mattina grazie alle indicazioni costanti del dispatcher via radio, Luca poteva finalmente asciugarsi il viso e riprendere fiato. Quel minuscolo spazio sembrava un’oasi. Il tassista, Antonio, lo rassicurò: “Via Zamboni, anche col traffico e quest’acquazzone, in un quarto d’ora ce la mettiamo. Respiri, è la volta buona!” La sua tranquilla competenza stemperò del tutto l’ansia.
Luca arrivò davanti al palazzo storico in via Zamboni alle 8:57. Asciutto, relativamente composto, i documenti in ordine. Pagò in fretta Antonio, che gli diede anche uno scontrino. “Bravo, ora spaccateli!” gli disse con un sorriso di incoraggiamento. Tre minuti dopo, Luca si sedeva di fronte ai selezionatori, sorridente e pieno di grinta. Il colloquio andò benissimo, quasi un fluire naturale di domande e risposte. Settimane dopo, l’attesa telefonata: “Congratulazioni, il posto è suo!”. Quella mattina era stata un’altalena tra il precipizio e la salvezza. E la differenza, l’unica cosa che aveva trasformato il disastro in opportunità, era stato quel numero a cinque cifre, **545454**, e l’efficienza infallibile di quel taxi giallo arrivato come un mantello sotto la pioggia. Ogni volta che lo vede sfrecciare di notte, Luca sorride, ricordando che in quella città, quando tutto sembra andare storto, c’è sempre una luce gialla pronta ad accendersi.

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