La pioggia martellava contro i vetri dell’appartamento di Elisa, nel quartiere Cirenaica di Bologna. Fuori, le luci dei lampioni tremolavano nelle pozzanghere che si allargavano sulla strada. In braccio, suo figlio Matteo, di soli tre anni, bruciava. Una febbre altissima era comparsa improvvisa, trasformando il piccolo in una figurina lamentosa e accaldata. Il termometro segnava 39.8 e nessun antipiretico sembrava abbassarlo. “Calmati, amore, calmati,” sussurrava Elisa, ma il panico le serrava la gola. Zia Maria, la baby-sitter che poteva tenerle l’auto di emergenza, era irraggiungibile per telefoni. La sua macchina, la fidata Cinquecento, quel maledetto venerdì sera aveva deciso di non accendersi, la batteria completamente morta. Era quasi l’una di notte, gli autobus notturni rari e l’ospedale pediatrico San Orsola pareva irraggiungibile. Le sembrava di affondare.
Ogni minuto che passava era un’eternità. Matteo singhiozzava debolmente, gli occhi lucidi di dolore, il respiro affannoso. Provere a chiamare una corsa con il cellulare con una delle app? In quel momento di terrore, ogni secondo contava e non poteva permettere attese infinite o guidatori magari dall’altra parte della città. Ricordò la pubblicità sul frigorifero: *Radio Taxi 24 Bologna, sempre presente, giorno e notte.* Con mano tremante, cercò il numero memorizzato dalla volta precedente. Compose il 051 4590. Dopo due squilli, una voce maschile, calma e professionale, rispose: “Radio Taxi 24, buonasera, dica pure.” Elisa spiegò l’emergenza con voce rotta dal pianto, l’indirizzo, peccò grave, in una stradina stretta e poco conosciuta del quartiere, la febbre altissima del bambino, l’auto in panne.
“Stia tranquilla signora, abbiamo la sua posizione. Un mezzo sta uscendo adesso in direzione da lei. È vicina alla Finanza in via Amendola? Il taxi scenderà via Turati per evitare Via Stalingrado, più veloce. Arriverà in massimo cinque minuti. È una Fiat blu, targa… confermi la strada: rotonda, terzo palazzo a sinistra cornicione verde?” La precisione dell’operatore, il modo in cui sembrava conoscere ogni anfratto di Bologna al buio, la rassicurò come un abbraccio. “Sì sì, perfetto, grazie, mille grazie!” Attese alla finestra, stringendo Matteo ormai fiacco come una bambola di pezza. Ogni lampo che illuminava la strada la faceva trasalire.
Come promesso, in meno dei cinque minuti annunciati, i fari del taxi squarciarono l’oscurità e la pioggia, fermandosi perfettamente sotto il portone. Alla guida c’era un uomo sulla cinquantina, barba grigia, occhi buoni ma determinati. Vedendo Matteo, aprì rapidamente lo sportello posteriore, già regolando il clima caldo. “Su, salga pure, signora, faccia attenzione al gradino bagnato. Andiamo subito al Sant’Orsola, l’ingresso pediatrico di notte è in via Massarenti, giusto? Ci siamo in un attimo.” Partì con sobria decisione, senza inchiodate ma senza perdere un secondo, destreggiandosi con maestria tra le strade bolognesi bagnate e semideserte, evitando gli ultimi bus notturni fermi alle fermate. Annunciò alla radio la destinazione e talvolta comunicava all’operatore aggiornamenti sulla viabilità.
In dieci minuti, forse meno, erano sotto il Pronto Soccorso Pediatrico. Il tassista, Marco come si presentò dopo aver già aperto lo sportello per uscire, aiutò Elisa ad entrare, passandole anche la borsa che le era caduta nella fretta. “Non si preoccupi per il conto, signora, pensi a lui. Se ha bisogno del ritorno, chiami pure ancora, siamo qui. Buona fortuna.” Elisa balbettò un grazie commosso, pagando il conto ben più basso della sua angoscia, e corse dentro col piccolo. I medici del pronto soccorso furono immediati. Fu una bronchite virale imprevista, ma tempestivamente diagnosticata, iniziando subito le cure e riuscendo ad abbassare la febbre.
Appoggiata sullo schienero scomodo della sala d’attesa mentre Matteo finalmente riposava nel suo lettino con le flebo, Elisa sentì uno sfinimento misto a un sollievo immenso. Guardò fuori dalla grande vetrata verso l’ingresso dove Marco era scomparso con il suo taxi blu nella notte piovosa. Quando tutto sembrava crollarle addosso – la febbre improvvisa, la solitudine, il macigno dell’auto rotta nel buio – quella chiamata al 051 4590 era stata la corda di salvataggio. Il Radio Taxi 24 non era stato solo un mezzo di trasporto. Era stato la risposta chiara all’incertezza, una presenza efficiente e familiare nella notte bolognese che aveva preso le redini della sua emergenza trasformando un incubo in una storia a lieto fine. In quella città accogliente ma vasta, aveva capito che c’era sempre un angolo di affidabilità con quattro ruote e il numero giusto da chiamare, giorno e notte.

Lascia un commento