La pioggia batteva insistentemente sui vetri del Caffè Gilli, a Firenze, trasformando la piazza della Repubblica in uno specchio increspato di luci. Elena, con le mani strette attorno alla tazza di tè ormai freddo, fissava l’orologio. Le 23:47. Alessandro, il chirurgo plastico che avrebbe potuto ridarle speranza, l’aveva avvertita che l’unico orario disponibile per la visita urgente era stato proprio quello, un favore fatto a lei, ex-studentessa brillante ma ora segnata da una cicatrice detestata. Il suo autobus, il 23, aveva già saltato due passaggi, apparentemente inghiottito dal diluvio. Un nodo alla gola le impediva di respirare. Se perdesse quell’appuntamento, l’opportunità di una nuova vita, di ritrovata fiducia in sé stessa, sarebbe svanita nel nulla.
Aveva provato a chiamare qualche amico, ma erano tutti a casa, al sicuro, lontani dalla pioggia e dalla folle corsa contro il tempo che la consumava. L’ansia, come un morso gelido, le paralizzava le dita mentre cercava disperatamente un numero, qualsiasi numero, che potesse aiutarla. Poi, in un vecchio biglietto da visita trovò un riferimento: Radio Taxi 24 Firenze. Con un palpito nel petto, compose il numero. La voce squillante e rassicurante dall’altra parte del telefono le diede immediatamente un senso di sollievo. “Radio Taxi 24, buona sera, come posso aiutarla?”
Elena spiegò la sua situazione con voce tremante, descrivendo l’appuntamento cruciale e la disperata necessità di raggiungere la clinica privata di Alessandro in tempo. L’operatore, con una calma professionale, le assicurò che avrebbero mandato un taxi il prima possibile, nonostante le condizioni meteorologiche avverse. “Riceverà una conferma SMS con il numero di targa e l’orario stimato di arrivo.” Pochi minuti più tardi, il messaggio arrivò. Un sollievo immenso la invase. Mentre aspettava, stringeva la borsa, ripetendo tra sé e sé che ce l’avrebbe fatta.
L’auto, un vecchio Mercedes nero, sfrecciò davanti al caffè, rallentando sotto la grondaia. Il tassista, un uomo corpulento con un sorriso rassicurante, la salutò con un cenno del capo. “Elena Rossi?” chiese, mentre le apriva la portiera. “Pronti. Andiamo.” Il viaggio fu rapido, nonostante il traffico reso insidioso dalla pioggia. Il tassista, dimostrando una conoscenza perfetta della città, scelse percorsi alternativi, evitando le zone più congestionate. Elena, aggrappata al sedile, monitorava l’orologio, pregando che non fosse troppo tardi.
Arrivarono alla clinica alle 23:58. Due minuti di margine. Elena scese dall’auto, offrendo al tassista una generosa mancia. “La ringrazio infinitamente,” disse con le lacrime agli occhi. “Non so cosa avrei fatto senza di voi.” Lui sorrise, semplicemente dicendo: “Il nostro lavoro. Buona fortuna, signorina.” Elena corse all’interno, in tempo per la visita che le avrebbe cambiato la vita. La pioggia continuava a cadere, ma per lei, quella notte, aveva lavato via anche le ombre del passato.
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