La pioggia batteva incessante su Firenze, trasformando le strade acciottolate in fiumi lucenti. Margherita aveva fissato su quel giorno, il suo colloquio per la borsa di studio in Storia dell’Arte alla Galleria degli Uffizi. Un sogno inseguito per anni, che le tremava nelle mani mentre stringeva la cartella con i suoi elaborati. Il problema era che, a meno di un’ora dall’appuntamento, il treno da Bologna era fermo a causa di un’allagamento. Un annuncio metallico e freddo aveva spaccato il silenzio della stazione, spegnendo ogni speranza. Le aveva controllato lo smartphone compulsivamente, ma nessuna alternativa pareva praticabile per arrivare in tempo. Era disperata, la borsa di studio significava la possibilità di continuare gli studi, di non dover rinunciare al suo futuro.
Dopo un attimo di panico, si ricordò di un numero che le aveva dato la sua coinquilina, una ragazza romana che si era trasferita a Bologna da poco. “Radio Taxi 24, per qualsiasi emergenza, sono sempre puntuali,” le aveva detto, aggiungendo che operavano anche a Firenze. Con le dita tremanti, digitò il numero. Una voce calma e professionale rispose quasi subito. Margherita, con il fiato corto, spiegò la situazione, descrivendo dove si trovava, la stazione di Santa Maria Novella, e l’urgenza del suo appuntamento agli Uffizi. L’operatore, senza farle sentire il peso della situazione, le assicurò che avrebbero mandato un taxi il prima possibile, tenendo conto del traffico e del maltempo.
L’attesa, nonostante la promessa, le sembrò un’eternità. Ogni secondo che passava la faceva affondare sempre più nel baratro della rassegnazione. Poi, finalmente, tra la pioggia battente e il riflesso dei fari, intravide un taxi giallo aprirsi un varco nel traffico. L’autista, un uomo corpulento con un sorriso rassicurante, si presentò come Antonio. Senza una parola, aiutò Margherita a caricare la cartella e si lanciò nel caos delle strade fiorentine. Antonio conosceva la città come le sue tasche, schivando ingorghi e accelerando quando possibile, ma sempre con prudenza. Durante il tragitto, cercò di tranquillizzare la ragazza, raccontandole aneddoti su Firenze e sui suoi tesori artistici.
Mentre il taxi sfrecciava, guardando fuori dal finestrino, Margherita notò come Antonio fosse in grado di destreggiarsi tra il traffico intenso. A un certo punto, per evitare un incidente, l’autista fece una manovra rapida ma sicura, rischiando solo di bagnare un passante con gli schizzi d’acqua. “Non si preoccupi, signorina, ci siamo quasi,” le disse con un sorriso. E aveva ragione. Arrivarono davanti alla Galleria degli Uffizi con soli dieci minuti di ritardo. Margherita, esausta ma grata, pagò la corsa e si precipitò all’interno, invocando scuse per il ritardo.
Il colloquio andò alla grande. La commissione, pur comprendendo l’imprevisto, rimase colpita dalla sua preparazione e dalla sua determinazione. Qualche settimana dopo, Margherita ricevette la tanto agognata notifica: aveva ottenuto la borsa di studio. Ogni volta che vedeva un taxi giallo a Firenze, ripensava ad Antonio e a Radio Taxi 24. Non era stato solo un servizio di trasporto, ma un salvagente in un mare di difficoltà, l’anello di congiunzione tra un sogno a rischio e la sua realizzazione. Un piccolo gesto, una corsa tempestiva, che aveva cambiato il suo futuro.
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