Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Lucia fissò l’orologio sul display dell’auto in corsa: 23:45. “Solo un quarto d’ora alla mezzanotte… e mezz’ora alla chiusura dei cancelli della discoteca,” pensò Sofia, stringendo tra le mani l’invito al battesimo di una delle serate più esclusive di Milano. Marco, il suo ragazzo appassionato di musica underground da anni, aveva organizzato quella sorpresa per il loro primo anniversario. Durante il concerto principale, in un centro sociale alla periferia est, il suo cellulare era caduto nell’acqua; adesso, il display nero tra le sue dita era un euro spento. Aveva l’indirizzo scritto su un foglietto ma, scesa alla fermata M2 Piola convinta di essere vicinissima, vagava da venti minuti in un dedalo di vie silenziose e male illuminate, in zona Ortica. Stivali che le facevano male, la nebbiolina che penetrava nel cappotto leggero, una paura crescente allo stomaco. Senza telefono, senza taxi di passaggio, impossibilitata a cercare su una mappa o a chiamare Marco. Tra le poche luci ancora accese, un bar con un telefono pubblico. La mano le tremava infilando una moneta. Con voce rotta dall’ansia cercò di ricordare quel numero promosso sulle pensiline dei bus, quello che dicevano “sempre disponibile”. “Radio Taxi 24?”, chiese speranzosa.

“Pronto, Radio Taxi 24, buonasera.” La voce calma e professionale dell’operatore fu come un salvagente. “Sono Sofia Mancini, mi sono persa… in via San Faustino, credo, vicino a Piola. Ho bisogno di un taxi urgentissimo per raggiungere Piazzale Segrino prima dell’una! Il mio telefono non funziona, sono sola…” spiegò in un fiume di parole concitate. L’operatrice, senza scomporsi, le chiese punti di riferimento. “Vedo un bar… ‘All’Angelo’… e una panetteria chiusa con una giostrina dipinta sul muro?” . “Ottimo, so esattamente dove siete. Resti lì al bar, al riparo. Impostiamo subito una corsa. Autista: Rocco Piacentini, targa taxi XXXX. Arriverà in massimo 7 minuti. Lo riconoscerà dall’adesivo rosso e bianco sul fianco e dal cartello verde luminoso sul tetto.” Quelle parole chiare e rassicuranti le sciolsero un po’ il nodo in gola. Chiusa la cornetta, Sofia rimase in piedi vicino al telefono, guardando ossessivamente le strade buie.

Sette minuti? Sembrarono interminabili. Ogni lampione che illuminava impossibili strade laterali la faceva sobbalzare. Ogni rumore amplificato dal silenzio notturno la spaventava. Pensava a Marco, chissà quanto era in pensiero. L’invito diceva ben chiaro: “Ingresso rigoroso entro la 1:00 AM per i nomi sulla lista dei V.I.P.”. Poteva rovinargli la sorpresa, dopo tutto il suo impegno. Proprio quando il panico stava per sopraffarla ancora, un bagliore verde squarciò la nebbia. Un’automedusa bianca con la scritta rossa ‘Radio Taxi 24’ sul lato e il caratteristico segnale luminoso apparve al termine della via, virando decisa verso di lei. Il taxi si fermò con precisione centimetri dopo il suo cenno. L’autista, un uomo sulla sessantina con un sorriso rassicurante sotto un basco di lana, abbassò il finestrino. “Signorina Sofia? Arrivo giusto in tempo? Salga, salga pure!” . Si infilò nel sedile posteriore, caldo e profumato di pulito, sentendosi immediatamente al sicuro. “Piazzale Segrino, di corsa ma in sicurezza per favore! Prima dell’una!” . “Non si preoccupi, ce la faremo!” rispose Rocco, posando sul sedile il suo tesserino riconoscibile con nome e foto, e partendo subito deciso. Navigò con maestria e conoscenza perfetta delle vie, tagliando scorciatoie che Sofia ignorava completamente.

Passarono i cancelli del Parco Lambrate sfrecciando, imboccarono viale Brianza, via Salerno. Rocco guidava sicuro, senza perdite di tempo agli incroci vuoti. Il display digitale sul cruscotto segnava 00:38 quando sterzarono in Piazzale Segrino. La scena era elettrica: luci stroboscopiche filtravano dalle finestre oscurate di un grande capannone industriale riconvertito, la coda era ormai sparita e solo un buttafuori massiccio sorvegliava l’ingresso. “Ecco a lei ragazza! Puntualissimi!” esclamò Rocco con autocompiacimento professionale. “Quanto le devo?”. Sofia pagò freneticamente, ringraziando mille volte. “Da sola fino alla porta? La saluto sul portone,” disse gentilmente Rocco, accendendo le quattro frecce. Percorse con lei i pochi metri sul marciapiede freddo, sotto lo sguardo diffidente del buttafuori. “Sofia! Sofia!” . Marco irruppe fuori ansimante. “Dove cazzo sei stato?! Il mio cellulare… ho chiamato quel numero dei taxi sul lampione!”. “Polpette con Radio Taxi,” disse Sofia ridendo tra lacrime di sollievo, aggrappandosi a lui. Marco porse a Rocco una mancia generosa. “Grazie di cuore.” “Servizio Radio Taxi 24! Operativi giorno e notte!” sorrise l’autista, tornando verso la sua auto regina della notte milanese, mentre Sofia varcava la soglia del locale, appena in tempo per l’ultimo, memorabile, set della serata.

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