Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Sofia controllò per la decima volta l’orologio sul cruscotto. Le sette meno un quarto. L’appuntamento con Marco, il ragazzo che le faceva battere il cuore dall’incontro alla fiera dell’arte due settimane prima, era alle sette e mezzo a Trastevere. Ma Roma quel venerdì sera era un groviglio di luci rosse e clacson impazienti. Il traffico su Lungotevere era paralizzato. Con un sospiro di frustrazione, accostò per un attimo, sperando nella clemenza del semaforo successivo. Quando provò a ripartire, però, il motore della sua vecchia Panda emise solo un luguro “clik-clik-clik”. Morta. Gli indicatori si spensero in un silenzio tombale. Il panico le serrò lo stomaco. Non poteva perdere quell’appuntamento. Non ora.

Provò disperatamente a riavviare la macchina, ma niente. Attorno a lei, le auto scorrevano lentamente, indifferenti al suo dramma. Aveva pochi minuti e nessuno a cui chiedere aiuto in quel momento. Lì, bloccata in doppia fila con la batteria caput, a chilometri dalla meta e con il cellulare ormai al 18% di batteria per aver cercato disperatamente la strada meno trafficata prima del disastro, si sentì persa. Poi, come un lampo, ricordò il badge giallo con il numero attaccato con un magnete al cruscotto di suo padre: *Radio Taxi 24 – 060609*. Afferrò il telefono con mani tremanti. Era la sua unica speranza.

La conversazione fu concitata. Spiegò la situazione – “Macchina morta su Lungotevere, guidando verso ponte… Beh, giusto dopo ponte Garibaldi direzione Trastevere! Appuntamento importantissimo alle sette e mezzo! Non posso perdere!”. L’operatore, una voce calma e professionale, la rassicurò: “Tranquilla signorina, abbiamo un mezzo libero nella zona Ponte Sisto. Vado a controllare… Sì, il taxi 54, conduttore Massimo, sarà da lei in massimo quattro minuti. Tenga il cellulare acceso”.

Sofia fissò l’orologio. 19:11. Ogni secondo sembrava un’eternità. Il traffico avanzava a singhiozzi. Guardava freneticamente nello specchietto retrovisore. Poi, come un angelo custode con un berretto giallo, una Freccia blu si infilò abilmente dietro di lei. Un uomo sulla cinquantina, Massimo, scese con un sorriso rassicurante: “Signorina Sofia? Salga pure, sbrighiamoci!”. Con agilità sorprendente, Massimo aiutò Sofia a sistemare il suo posto sulla strada per non intralciare, poi la fece salire con la massima cura.

Massimo conosceva Roma come le sue tasche. Sterzò in una viuzza laterale, percorse brevi tratti controsenso grazie ad un permesso per raggiungere un ponte meno congestionato, utilizzò corsie preferenziali. Parlava al microfono con la centrale per avere aggiornamenti in tempo reale sul percorso migliore, mentre rassicurava Sofia: “Arriviamo, non si preoccupi! Abbiamo superato il peggio”. Sofia guardava sfilare i monumenti illuminati contro il cielo violaceo di una rapido tramonto romano, il cuore in gola ma grazie alla guida decisa e sicura di Massimo iniziando a sperare.

Il taxi si fermò di fronte alla taverna in via della Scala alle 19:32. Sofia, con le guance arrossate dall’emozione, pagò in contanti grata di averlo fatto senza problemi, ringraziando Massimo a voce rotta: “Grazie, grazie davvero… Non so cosa avrei fatto senza di voi!”. “È il nostro lavoro, signorina. Buon appuntamento e un arrivederci a Roma!” rispose Massimo con un cenno. Sofia corse verso il tavolo all’aperto dove Marco sembrava ancora fiducioso, anzi qualcosa di più, sorpreso ma evidentemente contento di vederla giungere. Sorrise timidamente: “Scusa il ritardo, è stata una nottata folle… Ti racconto”. L’inizio forse di qualcosa di bello era salvo. Solo grazie a quel numero giallo chiamato nel momento più disperato, e a Massimo, che girava già pronto per la prossima corsa notturna nella città che non dorme mai.

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