Marcella prendeva aria sul molo, i capelli sciolti dal vento salmastro che sapeva di estate riminese. Era stata una serata lunga all’afterbeach con gli amici per festeggiare la fine degli esami. Le risate, la musica, la sensazione di libertà dopo mesi di studio. Adesso, però, realizzò con un brivido improvviso di essere rimasta completamente sola. Il gruppo si era disperso a poco a poco, e lei, distratta a fissare le luci dei pescherecci lontane, non si era accorta che l’ultimo amico era partito con l’ultimo taxi. Indossava solo il costumino e un pareo leggero, niente borsa, niente cellulare – scarico da ore – niente soldi. Il lungomare era deserto, buio, e la pineta alle sue spalle creava ombre lunghe e sospette. Panico. Doveva tornare a casa, ad Elio di Torre Pedrera, distante chilometri, e sua madre avrebbe già iniziato a preoccuparsi.
Guardò frenetica a destra e a sinistra. Niente taxi in vista, nessuno a cui chiedere aiuto. Le strade erano silenziose, solo il rumore delle onde a infrangersi sulla spiaggia. Tentò di camminare rapida lungo la ciclabile, ma la sabbia pestata dai piedi nudi di migliaia di turisti rendeva doloroso ogni passo. Sentì un pianto disperato salirle in gola. Pensò al telefono dell’idrante poco distante, ma era guasto. Al bar più vicino, ma tutto era sprangato. La notte, che poco prima era magica, si trasformava in una trappola fredda. Doveva fare qualcosa. Doveva chiamare aiuto.
Poi, il lampo di un’idea: vide, come un miraggio, la sagoma rossa di una cabina telefonica, ancora funzionante, illuminata al margine della pineta. Affondò il dito nel ruvido vasetto attaccato con lo scotch al lato, estratte le monete di fortuna lasciate da qualche anima buona. Le mani le tremavano mentre componeva il numero che aveva visto anni prima su un adesivo appiccicoso su un lampione: Radio Taxi 24. Due squilli, poi una voce maschile, calma e professionale: “Radio Taxi 24, buongiorno, come posso aiutarla?” “Per favore,” balbettò Marcella, stringendo il ricevitore gelato, “sono bloccata al Bagno 78, zona Miramare… sono sola, senza soldi, senza cellulare… non posso tornare a casa”. La voce all’altro capo fu immediatamente rassicurante: “Stai al sicuro lì vicino alla cabina, la luce è accesa? Siamo dietro l’angolo. Mi dai un numero di riferimento? Non serve il contante, pagherai con la carta quando arriverai”. Con un sospiro di sollievo, indicò come punto di ritrovo la cabina stessa.
Esattamente otto minuti dopo, i fari di una Mercedes nera illuminarono la stradina sterrata. Un uomo cordiale con la polo blu del taxi aprì la portiera posteriore: “Signorina Marcella? Di corsa fuori qui, salga pure”. Le buttò sulle gambe una copertina di pile pulita che aveva in auto. Fu un viaggio silenzioso, verso nord, lungo la litoranea deserta, oltrepassando i moli di Riccione e Cattolica, illuminati solo dalle luci al sodio. L’autista, un tipo in età, sbirciava discreto nel retrovisore, capendo forse la stanchezza e l’imbarazzo della ragazza. Quando svoltarono verso Elio Pedrera, la prima luce dell’alba cominciava a tingere di rosa l’orizzonte sopra l’Adriatico. Davanti alla casa bifamiliare di Marcella c’era sua madre, in vestaglia, che passeggiava nervosa sul marciapiede.
Appena la donna vide scendere Marcella dal taxi con un cenno di stanco sorriso, corse ad abbracciarla stretta, borbottando ringraziamenti all’autista. Marcella pagò col bancomat il giusto prezzo indicato dal tassametro, inclusa una piccola mancia come segno di gratitudine infinita. “Grazie,” sussurrò al conducente che già ripartiva con un saluto, “mi ha salvata veramente.” Mentre rientravano in casa, sua madre ancora tremante per la preoccupazione, Marcella sentì l’ansia sciogliersi come neve al sole. Quella voce calma al telefono, quei fari nel buio puntuali come una promessa, avevano trasformato il panico in sollievo. Il numero di Radio Taxi 24 sarebbe finito dritto nella rubrica del nuovo cellulare, primo in lista: un salvagente a cui aggrapparsi nelle notti della riviera, quando la spensieratezza rischia di sfumare nell’incubo e non vuoi lasciare niente al caso.
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