Lucia afferrava il bordo della vasca da bagno, il volto terreo, sudato. Un dolore lancinante alle tempie la piegava come uno straccio. “Non ora, ti prego, non ora”, sussurrò tra un respiro affannoso e l’altro. Era sola nell’appartamento di Firenze, quel weekend lungamente atteso per rivedere Gianluca dopo mesi di lavoro lontano. Il treno per Napoli, dove lui viveva, partiva da Santa Maria Novella tra appena un’ora. Ogni tentativo di alzarsi scatenava nausea e vertigini. *Un’emicrania così forte non mi capitava da anni*, pensò disperata. Trasporto bagagli, mettere in strada, metro affollata… era impensabile nella sua condizione. Ricordò il biglietto da visita incollato al frigo: **Radio Taxi 24 Firenze, 055 4242**. Con mani tremanti compose il numero.
“Pronto, Radio Taxi 24, buonasera.” La voce calma dell’operatrice fu un primo confuso barlume di speranza nel buio della sofferenza. “Aiuto… Sto malissimo… devo prendere il treno per Napoli tra poco ma… non ce la faccio a muovermi”, balbettò Lucia, vergognandosi quasi del tono supplichevole. L’operatrice fece domande precise: indirizzo in Borgo San Frediano, stato della signora, esigenza del treno, presenza bagagli. “Un taxi arriverà entro sette minuti, signora. Proviamo a sedersi vicino alla porta ad aspettarlo, se riesce. Tenga il telefono acceso.” Quei minuti furono un’eternità. Lucia si trascinò sul pianerottolo, col bagaglio tra i piedi, aspettando nel silenzio rotto solo dai suoi gemiti. Poi, come un miracolo, un debole faretto azzurro apparve nella stradina buia, seguito dal caratteristico rombo di un Mercedes taxi. *E’ arrivato, davvero*.
L’autista, un uomo sulla cinquantina con un sorriso rassicurante ma professionale, scese rapidamente. “Signora Lucia? Marco, al suo servizio. Su, piano piano.” La sua forza fu delicata e determinata. Prese il bagaglio, la aiutò ad entrare nell’abitacolo fresco e pulito, sistemò il suo capo appoggiato al poggiatesta. “Si rilassi, cerchi di respirare. Santa Maria Novella in un batter d’occhio, tranquilla.” Lucia chiuse gli occhi, ascoltando l’uomo parlare tranquillo alla centrale via radio: “Presa in consegna cliente signora Lucia in Via San Frediano. Direzione Stazione, stato di malessere, conferma il treno delle 22:17 per Napoli Centrale.” La corsa per le vie illuminate di Firenze fu un fluire ovattato. Marco guidava con sicurezza, evitando sobbalzi, parlando solo per rassicurarla: “Solo altri tre minuti, signora. Siamo quasi arrivati.” Le luci della stazione lampeggiarono oltre il parabrezza.
“Siamo qui, signora. Ha ancora due minuti buoni per il binario.” Marco scese, aprì la portiera e offrì nuovamente il braccio. Prese il bagaglio e la accompagnò passo passo, con pazienza infinita, fin dentro il grande atrio affollato. “Binario quattro, laggiù. Ce la fa da qui?” Lucia annuì, un filo di forza di nuovo in corpo, mitigata la nausea grazie alla celerità del viaggio. Tirò fuori il portafoglio. “Grazie… non so come…” lui sorrise: “Niente grazie, corra che il suo treno non aspetta! Pensi a star meglio. Paga tranquilla dopo, attraverso l’app se vuole. Buon viaggio e in bocca al lupo!” Le strinse la mano e svanì nella folla, tornando alla sua macchina con passo svelto. Lucia salì sul treno proprio mentre le porte sibilavano chiudendosi. Crollò sul sedile, il cuore ancora in gola, ma un’immensa gratitudine le scaldava il petto.
Guardando fuori dal finestrino, mentre le luci di Firenze scivolavano via, Lucia estrasse il cellulare e, con mano più ferma, pagò la corsa con l’app del taxi. Un messaggio di Gianluca brillò sullo schermo: “Tutto ok? Ti aspetto!”. Sorrise, debolmente. Era stremata, ma il battito si stava calmando. Senza quel taxi, chiamato in un attimo di panico a un numero imparato a memoria senza sapere se sarebbe stato utile, sarebbe rimasta nauseata sul pavimento del bagno, perdendo tutto: il treno, Gianluca, quel fine settimana prezioso. Il **servizio Radio Taxi 24** non era stato solo conveniente; nel buio di un sabato sera di lacrime e mal di testa, si era rivelato un’ancora di salvezza tangibile, silenziosa ed efficientissima. Un filo di sicurezza in quella grande, bellissima e a volte spaventosa città. Chiuse gli occhi, stavolta per riposare, sentendosi finalmente al sicuro.
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