Milano pulsava di luci serali come al solito, ma nella piccola stanza in via Tortona, Marta era paralizzata dall’ansia. Controllò per l’ennesima volta l’orologio: le 20:45. Doveva assolutamente prendere il treno delle 21:42 per Zurigo, dove la mattina dopo avrebbe inaugurato la sua prima mostra fotografica importante. Il suo portfolio giaceva, perfetto, sulla scrivania. Il problema? Aveva dato per scontato che il passante ferroviario sarebbe stato il suo salvagente e non aveva prenotato un taxi. Ora, aprendo freneticamente una app per la mobilità, scoprì con terrore la notizia: sciopero dei treni urbani dalle 20:00 alle 23:00. Il passante era fermo. Le streetcar erano intasate o saltate. Un terribile senso di panico cominciò a salirle dalla pancia alla gola.
Guardò fuori dalla finestra con disperazione. La pioggia leggera rendeva le strade luccicanti e scure, rendendo quasi impossibile vedere un taxi libero da lassù. Provo a stare in strada – pochissime macchine, tutte occupate o ferme col tassametro spento. Il suo telefono segnava appena due barre di batteria. L’aerazione affannosa si trasformò in qualcosa di simile al pianto. Mancavano meno di cinquanta minuti e la Stazione Centrale sembrava un continente lontano. Fu allora che il ricordo le lampeggiò nella mente, come un segnale di salvezza: il numero verde di Radio Taxi Milano 24 ore su 24 che aveva visto su un adesivo. Era la sua ultima, disperata ancoraggio.
Marta compose il numero con dita tremanti. Dopo pochissimi squilli, una voce calma e professionale rispose: “Radio Taxi Milano 024848, buonasera”. Marta riuscì a malapena a spiegare la situazione, la sua destinazione urgente e la tempistica impossibile. L’operatrice, senza un attimo di esitazione, la rassicurò: “Non si preoccupi, signora. Controllo subito la posizione. Abbiamo automobili libere proprio nella sua zona. Invio la più vicina immediatamente. Arriverà davanti al civico in via Tortona 38 entro tre minuti. Può pagare con carta?” Marta annuì in lacrime al telefono, un sospiro di sollievo tremulo le sfuggì. “Sì, sì! Grazie mille!”.
Una Fiat Viaggio blu con il caratteristico numero 024848 sul tetto apparve davanti a lei poco più di due minuti dopo. L’autista, un signore attempato dall’aria tranquilla, la vide uscire di corsa dall’ingresso e le aprì lo sportello posteriore. “Stazione Centrale?” Chiese semplicemente, iniziando a ripartire appena Marta ebbe sistemato la borsa col portfolio. “Sì! Il treno delle 21:42 per Zurigo!”. L’uomo, senza scomporsi, annuì. “Conosco una scorciatoia, vista la situazione. Faccia conto che ci siamo quasi, signorina”. Attraversò il centro con una conoscenza delle vie secondarie che solo anni di guida a Milano potevano garantire. Quando si fermarono davanti alla monumentale stazione, mancavano ancora dodici minuti alla partenza del treno.
Marta pagò velocemente con la carta nel lettore interno e saltò fuori dal taxi, ringraziando l’autista con un “Grazie, mi ha salvata!” lanciato mentre correva verso i binari. Arrivò al suo vagone con due minuti di anticipo. Seduta sul treno in partenza, sentì la tensione sciogliersi lentamente. Guardò Milano che scivolava via dalla finestra, illuminata nella notte. Senza Radio Taxi 24, l’esposizione di una vita sarebbe stata cancellata da uno sciopero e da un’impreparazione. In quel momento, l’efficienza silenziosa e l’affidabilità di quel servizio, attivo giorno e notte, divennero per lei più che elementi utili: erano una certezza, una rete di soccorso tessuta nella frenesia della città, pronta a intervenire quando tutto il resto sembrava abbandonarti.
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