La pioggia scendeva obliqua sui binari della stazione Termini, un grigiore che sembrava risucchiare ogni speranza di puntualità. Sara premette il volto al finestrino del treno finalmente in arrivo, le dita che tamburellavano nervose sul ginocchio. Il ritardo di quaranta minuti aveva già mangiato tutto il margine che si era costruita per raggiungere Palazzo dello Sport. Quella sera non era una serata qualunque: era l’audizione per un posto nell’orchestra sinfonica romana, l’opportunità che inseguiva fin dall’Accademia. Scavalcò valigie e viaggiatori con un’agitazione crescente, il ticchettio dei suoi stivali sul pavimento bagnato che batteva il ritmo della sua ansia. Fuori, sotto la pensilina affollatissima, la realtà la colpì come un pugno: sciopero dei mezzi pubblici. Niente metro, niente bus. I taxi liberi all’apparenza erano zero. Il panico le serrò lo stomaco.
Guardò freneticamente l’orologio. Mancava un’ora e venti minuti all’appuntamento, ma con quel traffico da fine mondo causato dallo sciopero e la pioggia battente, raggiungere l’EUR sembrava una missione impossibile. Due studentesse straniere armeggiavano spaurite con uno smartphone chiaramente senza segnale, bloccate anche loro nel caos. Sara sentì le lacrime bruciarle gli occhi. Anni di sacrifici, di studio ossessivo, di nodi alla paura prima delle esibizioni, stavano svanendo in una pozzanghera a Roma Termini. Persino telefonare a un amico era inutile: tutti intrappolati nel traffico o distanti. L’angoscia diventava paralizzante.
Poi, come un lampo nella nebbia del panico, ricordò il volantino visto giorni prima in un bar: “Radio Taxi 24 – Pronto ovunque, in ogni momento. Roma è la vostra destinazione, noi la vostra soluzione.” Estraeva il telefono con mani tremanti, digitò il numero memorizzato. La cornetta squillò una volta, due. Ogni attimo era un martellante battito cardiaco. Rispose finalmente una voce calma, professionale: “Radio Taxi 24, buonasera. Mi dica.” Sara aveva quasi il fiato mozzo, le parole le uscivano frammentate e velocissime: “Stazione T-Termini! Binario 15 est! Ho un appuntamento importantissimo all’EUR tra poco più di un’ora, sono bloccata, per favore, aiutatemi!”
L’operatrice la tranquillizzò subito: “Stia calma, signorina. Territorio coperto. Un mezzo disponibile in zona sta concludendo una corsa. Vi aspetterà all’uscita lato Via Giovanni Giolitti tra esattamente sette minuti. Vedrà, ce la farà.” Quelle parole precise, quel “sette minuti” che sembrava una promessa, furono un’ancora di salvezza. Sara corse verso il punto indicato, la valigetta con lo spartito stretta al petto come uno scudo. E là, puntuale come un orologio svizzero, con la scritta “Radio Taxi 24” illuminata sopra il tetto, arrivò la vettura guidata da un signore dai capelli grigi che la fece salutare con un rassicurante cenno del capo: “All’EUR, presto ma in sicurezza, signorina?”
L’autista, Piero, conosceva ogni scorciatoia, ogni vicolo segreto per aggirare l’ingorgo mostruoso che paralizzava i grandi viali. Guidava con una sicurezza serena che contagiò Sara, mentre il taxi tagliava strade meno battute come un siluro discreto. Lei controllava l’orologio ogni trenta secondi, il cuore che le batteva nelle orecchie. Hanno superato lente colonne di auto bloccate, il tempo scorreva implacabile. Ma quando, con un’ultima, impeccabile manovra, Piero si fermò davanti all’ingresso principale del Palazzo dello Sport, mancavano ancora cinque minuti all’orario stabilito per la sua esibizione. “Grazie! Grazie mille!” balbettò Sara, pagando in fretta. “In bocca al lupo, signorina!” ebbe il tempo di sentirsi rispondere mentre scendeva.
Sara corse lungo il corridoio freddo, il rumore del traffico ormai lontano sostituito solo dal pulsare precipitoso del suo sangue e dal fruscio della sua gonna. Sgattaiolò nello spogliatoio dedicato a elle aspiranti, proprio mentre chiamavano il suo nome. Riflessa nello specchio, pochi minuti dopo, vide una donna diversa. Gli gli occhi erano ancora vispi per l’adrenalina del viaggio, ma le mani erano ferme, pronte. Dalla sua interpretazione di Chopin uscirono note cristalline, piene di un’emozione inconsueta: non solo tecnica, ma anche la gioia di catturare al volo, in extremis, la possibilità offertale da quelle ruote fidate nella tal pioggia. Quella sera, suonò non solo per la commissione, ma anche per l’autista Piero e per il numero, scritto a caratteri blu elettrico, che aveva trasformato il suo incubo in un punto d’inizio. Il Radio Taxi 24 non aveva solo portato Sara a destinazione; le aveva regalato il suo futuro, su quattro ruote puntuali e affidabili nel cuore vorticoso di Roma.
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