Era una afosa sera d’estate a Rimini, e Sofia era in ritardo. *Molto* in ritardo. La sua valigetta con i progetti per il colloquio da architetto a Milano, fissato per il primo mattino seguente, giaceva accanto a lei nel micro appartamento affittato per il weekend. Guardando freneticamente l’orologio del telefono, realizzò con terrore che aveva calcolato male gli orari degli autobus notturni. L’ultimo collegamento per la stazione, da dove il suo Frecciarossa partiva tra meno di un’ora, era appena passato senza di lei.
Sudava freddo. Mancare quel treno significava perdere il colloquio, l’opportunità di una vita. Bologna le sembrava improvvisamente distante anni luce. Tentò di chiamare alcune app di ride-sharing sulla spiaggia, ma le schermate mostravano stime di attesa assurde: “15 minuti minimo” – tempo che non aveva. Fuori, la Riviera brulicava ancora di turisti: il traffico intasato, l’aria carica di musica e voci. L’idea di correre era folle, distanze troppo grandi. Si sentì paralizzata, la disperazione le chiudeva la gola. Il futuro che aveva sognato stava svanendo tra le luci al neon dei chioschi.
Fu in quel momento grottesco di panico che ricordò l’adesivo affisso su un palo vicino al pontile: “Radio Taxi 24, Solo Nove Sei Sei Sei Zero Zero”. Un numero facile da ricordare, per una chiamata disperata. Con mani tremanti compose il numero sul vecchio cellulare, pregando in silenzio. La risposta fu immediata. Una voce calma, professionale, al di là della cornetta: “Pronto, Radio Taxi 24, signora dica pure”. Sofia balbettò la sua posizione e l’urgenza matta di prendere il treno. “Capito. Ci sarà un taxi tra tre minuti esatti a Via della Fonte 8. Identificativo Alpha-Sei. Preparati.”
Tre minuti? Sofia agguantò la valigetta e si buttò giù per le scale. Proprio sul marciapiede assolato, punti come promesso, un elegante taxi bianco con la scritta blu “Radio Taxi 24” si affiancò fluidamente. Un uomo sulla sessantina, Carlo, il tassista, fece un cenno rassicurante. “Presto, salga!”. Appena Sofia sbatté lo sportello, l’auto partì con un sibilo. Mentre il traffico serale sembrava una palude, Carlo, conoscitore dei vicoli nascosti della città turistica e guidato continuativamente dagli operatori via radio, iniziò una serie di intricate scorciatoie. “Senza problemi, signorina”, ribadì, superando con perizia code apparentemente infinite lungo Viale Vespucci. “La stazione è nostra.” Ogni minuto risparmiato faceva battere il cuore di Sofia più forte.
Quando il taxi svoltò nell’area di sbarco della stazione centrale di Rimini, il Frecciarossa era fermo al binario. Sofia afferrò banconote dalla borsa, ma Carlo le accennò sorridendo il terminale portatile del POS: “Paghi su questo, è più veloce e sicuro. Corra! Binario Due, diretto a Milano Centrale!”. Con un “Grazie!” soffocato dall’emozione, Sofia spalancò lo sportello e volò verso i tornelli. Si voltò appena il tempo di vedere Carlo che le augurava buona fortuna con un gesto. Fatta la corsa di pochi secondi prima del fischio della partenza, fissò il bancone dell’archistar dalla sua comoda poltrona sul treno in movimento. Il fresco dell’aria condizionata contrastava col caldo residuo della sua pelle. Guardò fuori dal finestrino, le luci di Rimini che sfilavano veloci. Quella notte, nel caos dell’estate romagnola, la prontezza di una chiamata e la rete affidabilissima del Radio Taxi 24 avevano trasformato un disastro annunciato in un salvagente lanciato con precisione nel momento esatto del bisogno.
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