Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Clara si svegliò di soprassalto a Napoli, il cuore in gola. Le 8:43 lampeggiavano sul cellulare, mentre il sole entrava a fatica tra le persiane. Il colloquio per quel lavoro dei sogni nella sede centrale di un’importante casa editrice iniziava alle 9:30 in Piazza dei Martiri. Aveva sbagliato l’impostazione della sveglia. Si vestì in un lampo, i documenti sparsi sul tavolo finirono nella borsa alla rinfusa. Ma appena scese in strada, davanti al suo vecchio motorino, il motore rispose con uno sgraziato rantolo e poi… silenzio morto. Provò e riprovò, invano. Le mani le tremavano. I mezzi pubblici? Un autobus sarebbe passato tra venti minuti, poi cambi, attese: impossibile arrivare in tempo.

La disperazione le gelò lo stomaco. Quel colloquio era la sua occasione per uscire da mesi di precariato, per dimostrare ai genitori che i sacrifici per la laurea non erano stati inutili. Immaginò la loro espressione delusa. Per un attimo vacillò, poi ripescò dalla memoria uno sticker giallo visto per caso su un palo della luce: “Radio Taxi 24 ore – Napoli sempre con te”. Con le dita tremolanti digitò il numero sul suo telefono. Rispose un operatore calmo attraverso il viavai di richieste nella centrale: “Salve, sono in difficoltà, ho un’emergenza…” Le parole le uscirono a fatica, tra indirizzo di casa e meta, con la voce incrinata dall’ansia.

“Abbiamo un taxi libero a due isolati, arriva entro cinque minuti. Resti in linea con me.” La promessa puntuale fu un salvagente. E fu così che sfrecciò in direzione della città alta la Renault grigia guidata da Salvatore. Un autista con gli occhi sorridenti e un’istantanea sicurezza di chi conosce ogni strada del centro storico: “Abbocco!”, disse lui, infilandosi in una vietta laterale mentre il navigatore suggeriva un percorso più lungo. Ascoltava indicazioni radiofoniche urbane su cambi corsie o incidenti, fluidi e sicure, come il leggere le vene della città senza tempo. Clara stringeva nervosamente la cartella in grembo. “Nun t’allarma, signorina. A te fa’ ‘o caffè e ‘a bottega nun te la perde!”, la rassicurò Salvatore, aggirando un camion fermo con una curva secca verso Chiaia.

Alle 9:28 il taxi si fermò nel punto esatto davanti alla portineria elegante della sede dell’editore. Clara pagò di corsa, ringraziando Salvatore e la centrale con un respiro di sollievo gelido che si sciolse. Corse di nuovo, stavolta verso l’ascensore lucido dell’edificio. Mezz’ora dopo, diede la mano alla responsabile risorse umane con un sorriso fermo e la mente chiara. Si sentiva diversa – grata a se stessa per non aver mollato e grata a quell’Ufficio Radio Taxi che in quel mattino avevano letto la città più veloce di un algoritmo. Prezzo della corsa? Una cifra qualsiasi. Prezzo della certezza? L’appuntamento fisso il lunedì dopo per firmare il contratto come nuovo capo ufficio stampa internazionale.

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