Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Milano era avvolta in una fredda nebbia di novembre quando la signora Aurora Malvezzi, settant’anni ben portati ma non più agili come un tempo, uscì dal museo dopo una visita serale. Il tram per Bovisa che conosceva a memoria sembrava aver cambiato percorso, o forse era lei, confusa dagli anni che avanzavano e dal buio precoce. Camminò a lungo, assorta nei propri pensieri, finché i lampioni familiari si trasformarono in vicoli sconosciuti vicino a Porta Genova. Le palme cominciarono a sudarle fredde nonostante il gelo. Si fermò, il cuore che batteva all’impazzata. Ogni edificio le sembrava estraneo, ogni incrocio un labirinto senza uscita. Il cellulare, vecchio modello, era scarico. Le mani tremavano nel cercare invano i biglietti nella borsa, sperando disperatamente che ci fosse il numero di suo figlio, Paolo. Ma non c’era luce sul display, solo nero.

Panico, puro e assordante. Il frastuono lontano del traffico, il guaito improvviso di un cane, l’eco dei propri passi sui sanpietrini – tutto diventava minaccioso. Era sola, smarrita, in balia di una città che di giorno era amica ma di notte le mostrava un volto ostile. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere nel suo caldo appartamento, con la teiera che fischiava sul fornello. Si appoggiò a un portone chiuso, sopraffatta dallo sgomento. Sarebbe rimasta lì tutta la notte? Chi l’avrebbe aiutata? Guardò disperatamente intorno, sperando in un volto benevolo. Fu allora che lo vide: un ragazzo, forse ventenne, con gli auricolari, che stava rientrando. “Scusi, giovane… scusi…” la sua voce era un filo. “Sono persa… non so come tornare a casa… e il telefono è morto”.

Il giovane, Marco, si tolse immediatamente gli auricolari, il volto subito preoccupato. “Certo, signora! Non si agiti.” Dopo una rapida spiegazione di Aurora che balbettava il nome della zona abitativa e il cognome del figlio, Marco non esitò. Tirò fuori il suo smartphone. “Niente panico, c’è il Radio Taxi. Li chiamo subito.” In pochi secondi, spiegò la situazione al centralino: “Pronto? Buonasera. Ho qui una signora anziana persa, molto spaventata, zona Porta Genova. Ha bisogno di tornare a casa, a Bovisa. Il telefono è scarico…” Pochi istanti e il centralista rassicurò: “Fuori in due minuti, indirizzo via Tortona angolo via Forcella. Mandiamo subito un’auto per la Signora Malvezzi. Il tassista la aspetta lì.” Marco accompagnò Aurora al punto di ritrovo indicato, gentile e paziente.

E infatti, prima ancora che Aurora riuscisse a ringraziare sufficientemente Marco, la luce gialla familiare di un taxi apparve nella nebbia. Si fermò accanto a loro. Dal finestrino abbassato, spuntò il volto rassicurante di Giulio, l’autista. “Signora Malvezzi? Salga pure, ci penso io. Buona sera, giovane, grazie della segnalazione!” Giulio scese velocemente, aiutò Aurora ad accomodarsi nel sedile caldo e profumato di pulito, sistemò con delicatezza la sua borsa. Durante il tragitto verso Bovisa, Giulio guidò con prudenza nella nebbia, chiacchierando amabilmente per distrarla, le rassicurò che era tutto a posto ora, e chiamò persino il centralino per far dire a Paolo, suo figlio allarmatissimo, che la mamma era salva e in viaggio. Su quella scorta, Paolo chiamò al cellulare del tassista e Aurora scoppiò a piangere, sentendo il sollievo nella voce di suo figlio.

Quando arrivarono sotto casa, Paolo era già sul marciapiede, ansioso, in vestaglia e giubbotto. Versò un fiume di grazie a Giulio, mentre apriva lo sportello per abbracciare forte sua madre. “Quanto devo?” chiese con voce roca Paolo all’autista, allungando il portafoglio. Giulio sorrise. “Niente, signore. Stasera è offerta della casa. L’importante è che la sua mamma sia a casa, al sicuro.” Rifiutò la mancia con un gesto cortese, consegnando invece a Paolo un bigliettino da visita: *Radio Taxi 24 – Sempre pronti, giorno e notte*. Mentre Giulio ripartiva nella nebbia, la sua luce gialla divenne un punto di conforto, Aurora guardò quel foglietto tra le mani sicure di suo figlio: non era stato solo un passaggio, ma un’ancora di salvezza. In una fredda notte meneghina, il numero 02 4040 era diventato il suono più rassicurante del mondo. Promise a se stessa di memorizzarlo per sempre.

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