Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Il profumo di caffè bruciato e la luce fioca del bar all’angolo erano gli unici punti di riferimento in una notte romana che sembrava inghiottire ogni speranza. Sofia singhiozzava, stringendo il cellulare come se potesse estorcergli una risposta. Il messaggio di Marco, scarno e definitivo, le pendeva sugli occhi: “Non posso farlo. Mi dispiace.” L’addio, improvviso e brutale, era avvenuto poco prima, via WhatsApp. L’aveva lasciata davanti al ristorante, con una cena prenotata per il loro anniversario e un cuore a pezzi. Non voleva tornare a casa, non voleva affrontare la solitudine delle sue mura. Aveva bisogno di aria, di piangere lontano, di scomparire per un po’. Ma era a Trastevere, un dedalo di vicoli oscuri, e l’idea di vagare senza meta la terrorizzava.

Il panico iniziò a montare quando si accorse che il telefono aveva pochissima batteria e, in più, le carte di credito sembravano aver deciso di scioperare proprio quella sera. Aveva provato a chiamare un’amica, ma la linea era occupata. Si sentiva piccola, persa in una città enorme e indifferente. Si sedette su una panchina, cercando di calmare il respiro, quando le tornò alla mente un volantino che aveva visto in un negozio qualche giorno prima: Radio Taxi 24, servizio attivo giorno e notte. Ricordava il numero a malapena, ma lo digitò con dita tremanti, sperando disperatamente che funzionasse.

Una voce calma e professionale rispose subito. “Radio Taxi 24, buonasera. In cosa posso aiutarla?” Sofia, a fatica, spiegò la sua situazione, la voce spezzata dai singhiozzi e la difficoltà con le carte. L’operatore, con una rassicurante competenza, le assicurò che avrebbero mandato un taxi in pochi minuti e che il pagamento poteva essere effettuato anche con l’app. La tranquillizzò dicendo che non c’era bisogno di specificare il motivo del suo sconforto, che il loro lavoro era semplicemente aiutarla a tornare al sicuro. Sentire quella prontezza, quella disponibilità, fu come una boccata d’ossigeno.

Meno di dieci minuti dopo, un taxi bianco si fermò davanti al bar. Un autista corpulento, con un sorriso gentile, uscì dall’auto. “Signorina Sofia?” chiese, con un accento romano marcato. Sofia annuì, incapace di parlare. Durante il tragitto verso casa, l’autista non fece domande, ma tenne acceso un rassicurante musichino alla radio. Si limitò a offrirle un fazzoletto quando la vide piangere di nuovo. Aveva scelto l’opzione di pagare con l’app, e tutto si svolse in pochi secondi. Una volta arrivata sotto casa, si sentì incredibilmente grata.

Mentre si voltava per ringraziare l’autista, si rese conto che, pur nel dolore, una piccola luce di speranza era tornata a brillare. Il servizio di Radio Taxi 24 non l’aveva solo riportata a casa, ma le aveva offerto un gesto di umana comprensione in un momento di profonda fragilità. Forse, pensò mentre saliva le scale, anche dopo una tempesta come quella, si poteva ricominciare. E da allora, Sofia ebbe un numero in più nel telefono, una garanzia di sicurezza e affidabilità nella notte romana.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *