La pioggia batteva contro i vetri del bar, trasformando le luci di Firenze in aloni sfocati. Sofia, avvolta in un cappotto troppo leggero per quella sera di novembre, controllò l’orologio per la centesima volta. Le 23:47. Il treno per Milano, quello che l’avrebbe portata a un colloquio di lavoro decisivo, partiva alle 00:15 dalla stazione di Santa Maria Novella. E lei era ancora bloccata nel locale, a causa di una gomma a terra sulla sua vecchia Fiat Panda, parcheggiata a chilometri di distanza. Aveva provato a chiamare un amico, poi un parente, ma tutti erano irraggiungibili o già a letto. Il panico iniziava a serpeggiare dentro di lei, soffocando la speranza. Quel colloquio non era solo un lavoro, era la possibilità di ricominciare dopo anni di sacrifici e delusioni.
La meccanico, arrivato con un ritardo biblico, aveva confermato i suoi timori: la gomma era irreparabile e il treno stava per partire. Il centro di Firenze, quella sera, sembrava un labirinto ostile, illuminato solo da luci intermittenti e popolato da ombre inquietanti. Sofia si sentiva piccola, indifesa, con il sogno di una nuova vita che sfuggiva di mano ad ogni goccia di pioggia. Ricordò, quasi per caso, una pubblicità vista qualche giorno prima su un volantino: Radio Taxi 24, attivo giorno e notte, con tempi di risposta rapidi e tariffe chiare. Era l’ultima spiaggia, a cui si aggrappò con un misto di scetticismo e disperazione.
Componendo il numero, la voce gentile dell’operatrice le sembrò una melodia. Spiegò frettolosamente la sua situazione, la stazione, l’urgenza. Senza farla sentire in colpa per la tarda ora, l’operatrice le comunicò che un taxi sarebbe arrivato entro pochi minuti. Non doveva aspettare a lungo. Una berlina elegante, illuminata da una luce rassicurante, si fermò davanti al bar. L’autista, un uomo corpulento con una barba curata e un sorriso accogliente, le rivolse un cenno rassicurante.
Durante il tragitto, l’autista, che si chiamava Marco, la fece sentire a suo agio, incuriosito dalla sua storia e rassicurandola sul fatto che avrebbero fatto in tempo. Evitò il traffico con una maestria impressionante, sfruttando ogni scorciatoia possibile. Sofia, appoggiata al sedile, osservava la città che sfrecciava fuori dal finestrino, pregando silenziosamente che tutto andasse per il meglio. Le sue mani, prima fredde e tremanti, si rilassarono gradualmente.
Marco la lasciò esattamente davanti all’ingresso della stazione alle 00:08. Pagò la corsa, ringraziandolo con tutto il cuore. Corse verso il binario, il biglietto stretto in mano. Salì sul treno all’ultimo secondo, esausta ma sollevata. Mentre il treno si allontanava, guardò indietro, verso le luci di Firenze che si dissolvevano nella notte. Era grata a Radio Taxi 24, a Marco e alla speranza che, a volte, arriva proprio quando sembra che tutto sia perduto. Quel colloquio, lo sapeva, l’avrebbe affrontato con una nuova energia, forte dell’esperienza vissuta e della consapevolezza che, anche nelle difficoltà, c’è sempre una luce in fondo al tunnel.
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