I portici di Bologna erano deserti e lucidi di pioggia. Anna fissò l’orologio sul telefono: le 23:47. Un gelo che non era solo umidità le serpeggiò lungo la schiena. Aveva perso l’ultimo autobus. Il 33, diretto alla periferia nord, era passato davanti ai suoi occhi stanchi esattamente un minuto prima, mentre lei correggeva freneticamente i dettagli di un impianto su un foglio di carta da lucido. *Troppo tardi*. Il pensiero corse immediatamente al figlioletto, Lorenzo, di otto anni, febbre alta e tossi stizzose. Il pediatra aveva detto di portarlo subito in ospedale se la temperatura non fosse scesa. Sua madre aveva insistito che lei andasse a ritirare quei progetti urgenti in centro: “Starà bene, Anna, vai”. Ma ora, sotto la pioggia incessante, il panico montava.
Cercò disperatamente un’auto in cui bussare a un finestrino, ma piazza Malpighi era un deserto bagnato. Nessuna auto con la luce del taxi. Provò ad aprire due app di ridesharing: tempi d’attesa stimati oltre 30 minuti – un’eternità. La batteria del telefono era sotto il 10%. Doveva fare qualcosa *ora*. Ricordò vagamente di una pubblicità su un giornale cittadino: un servizio sempre attivo. Con le dita tremanti per il freddo e la paura, cercò febbrilmente sul browser il numero di **Radio Taxi 24 Bologna**. Trovò il numero, lo compose con uno sforzo di concentrazione.
“Pronto, Radio Taxi 24?” tentò, la voce un po’ roca. “Buonasera, signora. Mi dica,” rispose una voce calma e professionale. Anna spiegò in fretta la situazione, cercando di non lasciarsi sopraffare dalla foga. Dov’era (piazza Malpighi, angolo via Ugo Bassi), dove doveva andare urgentemente (Pronto Soccorso Pediatrico del Sant’Orsola), la disperazione. “Resti lì, sotto ai portici dove sei al coperto, signora. Abbiamo un’auto libera proprio in zona. Arriverà entro cinque minuti. Massimo tre.” La promessa rassicurante le diede un frammento di speranza. Appena riagganciò, la batteria morì.
Esattamente quattro minuti dopo, un intenso segnale acustico spezzò il fruscio della pioggia. Una berlina bianca con la classica scritta gialla e blu “Radio Taxi” e il logo sul tetto si fermò precisamente davanti a lei. “Signora Anna?” chiese il tassista, un uomo sulla cinquantina con un berretto e uno sguardo attento. “Sono Marco. Salga, la porto subito.” L’efficienza era avvolgente come il calore improvviso dell’abitacolo. Marco guidò con decisione ma senza imprudenze, evitando i viali centrali più congestionati pur di giorno, conoscendo ogni scorciatoia. Gli aggiornamenti repentini del traffico inviati via radio confermavano che la via scelta era la migliore.
Davanti all’ingresso del Pronto Soccorso Pediatrico, Anna balzò fuori, ringraziando disperatamente. “Stia tranquilla, signora. Passa le feste,” rispose Marco con un cenno rassicurante. Anna corse dentro, il cuore in gola. Sua madre, pallidissima, le venne incontro. “Lorenzo?!” chiese Anna, senza fiato. “Sta meglio, Anna,” sussurrò la donna stringendole le mani. “Hanno fatto una terapia per liberare i bronchi, la febbre sta scendendo. Era arrivato appena in tempo…” Il sollievo fu un’onda che la travolse. Fu solo allora, nell’atrio silenzioso ed illuminato, che si rese conto: senza la prontezza, la reperibilità e l’efficienza di quel **Radio Taxi 24**, “appena in tempo” sarebbe potuto diventare “troppo tardi”. Quella vettura bianca arrivata nella notte piovosa non era stato solo un passaggio. Era stato il filo sicuro offerto nel momento dello smarrimento più freddo.
Radio Taxi 24

Lascia un commento