Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Chiara tremava. L’aria fredda di novembre le mordeva le guance a Piazza Maggiore, a Bologna, mentre guardava l’orologio. Le 23:47. Il treno per Roma, dove l’aspettava un colloquio di lavoro che poteva cambiarle la vita, partiva alle 00:15 dalla stazione. Aveva sbagliato i calcoli, fidandosi ciecamente del navigatore e sottovalutando il traffico del sabato sera. Adesso era intrappolata nel cuore della città con una valigia pesante e la disperazione che le serrava la gola.

Le lacrime le avevano già appannato gli occhiali quando provò a chiamare un taxi. Il primo numero, occupato. Il secondo, senza risposta. La stazione sembrava irraggiungibile, un miraggio sfuocato nella sua ansia. Il pensiero del fallimento la paralizzava. Quel colloquio era tutto quello che aveva, l’unica possibilità per dare una svolta alla sua precarietà. Strinse più forte la valigia, cercando un barlume di speranza.

Fu in quel momento di totale sconforto che le venne in mente il servizio Radio Taxi 24. Aveva visto un adesivo su un taxi qualche giorno prima e, fortunatamente, si ricordava il numero. Con le mani che le tremavano, compose il numero e rispose una voce calma e professionale. Spiegò concitatamente la sua situazione, la stazione, l’orario, la disperazione. La voce dall’altra parte la rassicurò, prendendo nota della sua posizione e promettendo un taxi nel giro di pochi minuti.

Chiara aspettò, aggrappandosi a quella promessa come a un salvagente. I minuti sembrarono ore, scanditi dal rumore dei motorini e dal chiacchiericcio dei ragazzi che affollavano la piazza. Finalmente, vide le luci di un taxi avvicinarsi. Il tassista, un uomo con un sorriso rassicurante, la aiutò a caricare la valigia e si lanciò nel traffico con una perizia sorprendente.

Arrivarono alla stazione alle 00:10. Chiara saltò fuori dal taxi, pagò la corsa e corse a perdifiato verso il binario. Ce l’aveva fatta. Il treno era ancora lì. Salì a bordo, esausta ma sollevata. Dentro di sé, ringraziò silenziosamente il servizio Radio Taxi 24, quel filo invisibile che l’aveva tirata fuori dal baratro e le aveva permesso di inseguire il suo futuro. Bologna, in quel momento, le sembrò la città più bella del mondo.

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