Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Era già passata la mezzanotte quando Chiara uscì dalla biblioteca universitaria di Firenze, la schiena indolenzita dopo ore sui libri. L’esame di Storia dell’Arte del Rinascimento era fissato alle otto del mattino, una data che poteva decidere la sua carriera accademica. Nel silenzio di Piazza San Marco, avvolta solo dal rombo di un temporale improvviso, la realtà la colpì come una secchiata d’acqua gelida: aveva perso l’ultimo autobus per tornare a casa nella periferia di Rovezzano. Senza ombrello, con lo zaino pieno di appunti che rischiavano di zupparsi, il panico cominciò a serrarle lo stomaco. Bagnata e tremante, si accucciò sotto un portone medievale, pregando che la pioggia placasse la sua furia.

Il telefono squillò nella borsa inzuppata: era sua madre, la voce piena di preoccupazione. “Dove sei, tesoro? Hai almeno un modo per tornare?”. Chiara, cercando di trattenere i singhiozzi, spiegò la situazione disperata: non c’erano taxi in giro, le app di ride-sharing mostravano tempi d’attesa di 45 minuti, e camminare sotto il diluvio per dieci chilometri era impensabile. “Radio Taxi 24, subito!” urlò quasi la mamma, ricordando il numero 055 4242 che lo zio usava sempre. Con le dita intirizzite dal freddo, Chiara compose il numero, implorando mentalmente che qualcuno rispondesse alla chiamata notturna.

Dall’altra parte della linea, una voce calma e professionale la rassicurò in meno di dieci secondi: “Siamo operativi 24 ore, signorina. Dove si trova esattamente?”. Mentre Chiara balbettava l’indirizzo sotto l’arco di pietra, l’operatrice aggiunse: “Taxi in arrivo tra quattro minuti. Si ricordi il numero 5 per l’identificazione”. Ancora incredula, Chiara contò i battiti del cuore: 237 pulsazioni dopo, i fari gialli di una Mercedes illuminarono la piazza. L’autista, un uomo sui cinquant’anni con una giacca blu e un sorriso rassicurante, scese per aprirle la portiera gridando “Numero 5 per la biblioteca!”. Nel caldo dell’abitacolo, asciugata con un asciugamano pulito, Chiara esplose in lacrime di sollievo.

Il viaggio fu un silenzio di gratitudine, rotto solo dallo scrosciare della pioggia sul tetto. L’autista guidava con precisione militare, evitando le strade allagate del centro e accelerando appena possibile sui lunghi viali alberati. Quando si fermò davanti al suo condominio, Chiara tentò di ringraziarlo battibeccando tra gli strappi di singhiozzo. Lui alzò una mano, gentile: “Prego, signorina. E in bocca al lupo per l’esame… si faccia dormire almeno due ore!”. Pagando con il pos veloce sul tablet, Chiara scorse il suo nome sul badge: Marco. Un piccolo eroe in giacca blu.

L’indomani, Chiara superò l’esame con il massimo dei voti. Salutando la professoressa sotto il sole di Firenze, estrasse il foglietto incollato alla pagina degli appunti: “Radio Taxi 24 – Attivi giorno e notte, anche per le sorprese di mezzanotte!”. Sorrise, sapendo che nel mondo imprevedibile della città, quell’angelo del volante giallo sarebbe stato sempre lì, un numero salvavita tra le pagine del suo futuro.

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