Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Giulia controllò l’orologio per la decima volta in due minuti: le 9:25. L’audizione per la parte da protagonista al Teatro dell’Opera di Roma era fissata alle 10:00 in punto, a via del Corso. Un’occasione irripetibile, l’esito di mesi di preparazione. Uscita di corsa da casa, aveva trovato la sua Fiat 500 con una ruota completamente a terra, vittima di un chiodo maligno. Il tram che avrebbe dovuto prendere era annullato, e la metro affollatissima l’aveva respinta due volte sul marciapiede di Piazza Bologna. Ora correva sotto una pioggia improvvisa, con il vestito da sera zuppo e il portfolio delle partiture ormai un ammasso di carta fradicia. Le 9:37. Senza un taxi, avrebbe perso tutto.

La disperazione prese il sopravvento mentre cercava invano di fermare una vettura con la mano tesa, in un viale Nomentano trasformato in una giungla di clacson e paraurti. Ogni taxi passava occupato, l’app di ride-sharing segnava tempi d’attesa di 25 minuti. Sentì le lacrime mescolarsi alla pioggia. Il cellulare tremante sfiorò quasi per disperazione il numero salvato in rubrica: “Radio Taxi 3570”. Non aveva mai provato quel servizio, ma il nome “24 ore su 24” sulla pubblicità del bar le tornò in mente.

“Pronto? Radio Taxi 3570, buongiorno”. La voce calma dell’operatrice fu un primo balsamo. Giulia balbettò l’indirizzo, il tempo rimasto, l’audizione. “Stia tranquilla, abbiamo una vettura libera a 700 metri dalla sua posizione. Arriva in due minuti ed è prenotata per lei. L’autista si chiama Claudio”. Non aveva finito di ringraziare che già un’auto bianca con il logo rosso del taxi sterzava al suo fianco. Un uomo sulla sessantina con occhi rassicuranti le aprì lo sportello: “Salve signorina, Claudio. Lei per via del Corso? Faccia presto, non la faccio arrivare in ritardo”.

Claudio guidò come un pilota d’emergenza, ma senza violare mai il codice. Aggirò il traffico con scorciatoie da romano DOC, sfruttando vicoli che Giulia ignorava, il tergicristallo che batteva la cadenza frenetica della pioggia. “Non si preoccupi per i semafori, so i tempi di cambio”, la rassicurò mentre accelerava sicuro su Lungotevere. Ogni volta che Giulia sbirciava l’orologio con terrore, lui ripeteva: “Ce la facciamo”. Alle 9:55, con un’ultima elegante sterzata, la vettura si fermò davanti al teatro. “Ecco, dottore delle strade alla riscossa!”, rise Claudio, senza accettare la mancia: “Vada a conquistare quel palco”.

Giulia entrò come un turbine nella sala prove, i fogli bagnati che lasciarono poche gocce sul pavimento lucido. Cantò con una passione raddoppiata dall’adrenalina di quella corsa folle. Due giorni dopo, la chiamata della direzione: la parte era sua. Sbirciò dalla finestra il viale Roma dove tutto era partito male, poi afferrò il telefono. Non per un app gratuito, ma per ri-schedare il numero di Radio Taxi 3570 in cima ai preferiti. L’affidabilità di quella corsa nella pioggia le aveva ricordato qualcosa di prezioso: qualcuno veglia sempre sui tuoi imprevisti.

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