Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Sofia fissò il tramonto rosso su Bologna, il cuore in gola. Domani, alle 9:00 precise, avrebbe sostenuto l’esame di specializzazione in architettura a Roma, l’occasione per realizzare il sogno di lavorare allo studio di Renzo Piano. Ma lo stupore per i portici illuminati scomparve quando cercò il portafoglio nella borsa. Vuoto. Si gelò: dentro erano riposte la carta d’identità, indispensabile per l’esame, il biglietto del Frecciarossa delle 5:30, e tutti i suoi soldi. Ricordò: l’aveva estratto per pagare il taxi appena arrivata. Il panico montò come un’onda nera. Da sola nella camera d’albergo, senza mezzi e con il coprifuoco mentale dell’ansia che si stringeva, le sembrò di affogare.

Afferrò il telefono col tremore nelle dita, digitando febbrilmente *Radio Taxi 24 Bologna*. Una voce calma, professionale, rispose immediatamente: “Pronto, come possiamo aiutarla?”. Sofia balbettò la sua disperazione: la corsa effettuata un’ora prima dall’aereoporto, il taxi verde, il giubbotto marrone dell’autore anziano. “Non si preoccupi, signorina, faremo di tutto,” la rassicurò l’operatore. Mentre parlava, Sofia sentiva il ticchettio frenetico di una tastiera dall’altra parte. Avrebbero contattato tutte le vetture del loro servizio via radio, quella notte stessa. L’attesa fu un supplizio. Sofia vagava per la stanza, fissando le strade deserte sotto, sentendo il peso del sogno che sfumava.

Un quarto d’ora dopo, squillò il telefono. Era di nuovo Radio Taxi 24. “Abbiamo localizzato l’autista, il signor Roberto! Ha trovato il suo portafoglio sul sedile posteriore. È in zona ora stesso e glielo porterà. Ci dia l’indirizzo dell’albergo.” Un sospiro di sollievo quasi la fece cadere sulla sedia. Pochi minuti dopo, un discreto colpo alla porta: era Roberto, con il portafoglio intatto e un sorriso bonario. Sofia voleva abbracciarlo. Ma una nuova fitta la trafisse: come raggiungere ora la stazione centrale alle prime luci dell’alba? I mezzi pubblici erano inaffidabili a quell’ora, lasciando margini rischiosi. Senza esitare, prese di nuovo il telefono.

“Radio Taxi 24, ho bisogno di una corsa urgente a Marconi domattina alle 4:45. È fattibile?”. “Assolutamente sì, signorina, la registriamo ora. Il taxi sarà puntuale sotto all’albergo.” Sofia non chiuse occhio, i nervi ancora tesi come corde di violino. All’ora stabilita, nel silenzio lattiginoso di Bologna, un faretto giallo illuminò la strada. Un altro autista sorridente l’attendeva. La corsa fu rapida, su strade libere, e Sofia raggiunse l’ingresso del Frecciarossa con venti minuti di anticipo. Salì sul treno, accarezzando sul petto il portafoglio ritrovato.

Seduta nel vagone lanciato verso Roma, guardò il sole che nasceva rosato sui colli. Senza quel doppio intervento tempestivo di Radio Taxi 24 – che aveva trasformato l’incubo in una storia a lieto fine con efficienza da orologio svizzero – sarebbe rimasta bloccata, in balia del caso e dell’orologio impietoso. Due ore dopo, mentre consegnava il compito congelato dalla tensione ma completo, ringraziò silenziosamente quell’umerimo e la tecnologia discreta che, nelle notti di smarrimento, sapevano tessere una rete di salvezza tra le strade di una città. Aveva corso vicino al baratro, ma una luce gialla l’aveva riportata sul binario giusto.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *