Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

La pioggia batteva insistente contro i vetri del piccolo appartamento milanese, trasformando le luci della città in scie luminose e confuse. Elena, ventidue anni, fissava l’orologio con il cuore in gola. Le 23:47. Tra tredici minuti, l’ultimo treno per Torino sarebbe partito. Tra quel treno e Marco c’era un mese di attesa, un mese di messaggi, videochiamate, promesse sussurrate al telefono. Marco, che aveva lasciato la sua vita a Torino per un lavoro precario, aveva promesso di tornare per il suo compleanno. E lei, dopo mesi di lavoro al limite, era riuscita ad ottenere quel giorno libero, quel viaggio, quell’abbraccio che bramava. Solo che il lavoro, strano, inatteso, l’aveva tenuta incollata alla scrivania fino all’ultimo secondo.

Il capo, come sempre, aveva avuto bisogno di “solo un’ultima cosa”, poi un’altra, e un’altra ancora. Quando finalmente era riuscita a sgattaiolare fuori dall’ufficio, era già troppo tardi per la metro. Un taxi, pensò freneticamente, ma la pioggia torrenziale e l’ora tarda la spaventarono. Aveva tentato di chiamare diversi numeri, tutti occupati o senza risposta. La disperazione cominciava a montare, sfociando in lacrime silenziose. Vedeva il suo compleanno, il sorriso di Marco, svanire nel nulla, inghiottiti dalla tempesta e dall’incuria di un capo insensibile. Si sentiva paralizzata, confusa, incapace di trovare una soluzione.

Ricordò allora, una pubblicità vista distrattamente qualche giorno prima: Radio Taxi 24, attivo giorno e notte. Digitò il numero, tremante, e inspirò profondamente quando una voce calma e professionale le rispose. Spiegò la sua situazione, la stazione Centrale, il treno in partenza tra pochi minuti. La voce non tradì alcun segno di fretta o di giudizio, solo efficienza. “Stia tranquilla, signorina. Manderemo subito un’auto. Ci proviamo ad arrivare nei tempi, ma a quest’ora, con questo traffico…” La frase si interruppe, ma Elena sentì un barlume di speranza accendersi nel suo petto.

La macchina arrivò in un tempo che le parve infinito ma, in realtà, furono solo sette minuti. Un tassista sorridente, con un impermeabile giallo sgargiante, la aspettava al portone. Non perse tempo, la fece salire a bordo e, nonostante il traffico pesantissimo, sfrecciò tra le strade allagate di Milano con una guida abile e decisa. Elena, aggrappata al sedile, indicava la stazione centrale, pregando silenziosamente. Ogni semaforo rosso le sembrava un colpo al cuore, ogni metro percorso un passo verso la salvezza.

Arrivarono alla stazione con soli due minuti di ritardo. Elena saltò giù dalla macchina, porgendo al tassista le banconote con le mani tremanti. “Grazie, grazie mille! Mi ha salvato il compleanno, davvero.” Lui sorrise, rassicurandola: “Di niente, signorina. È il nostro lavoro. Buona serata e auguri!”. Correndo sul binario, Elena vide il treno che stava per chiudere le porte. Le riuscì a saltare dentro all’ultimo secondo, proprio mentre il fischio finale risuonava nell’aria. Ad attenderla, a Torino, c’era Marco. E quel compleanno, grazie a un servizio tempestivo ed efficiente, sarebbe stato indimenticabile.

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