Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Federica fissò il display dell’abbonamento dell’autobus con un senso di crescente terrore. Le 23:48 lampeggiavano implacabili sotto le tettoie gelate di Piazza Malpighi, a Bologna. Il numero 27, il suo ultimo collegamento per raggiungere la periferia e la rassicurante cameretta nel piccolo appartamento condiviso, era appena sfrecciato via, lasciandola sola sul marciapiede deserto. “Maledizione!”, sussurrò, stringendo il pesante zaino pieno di libri. Domani aveva l’esame di Anatomia Patologica, l’esame che l’avrebbe ammessa al tirocinio: anni di sacrifici condensati in una mattinata. Perderselo per colpa di un autobus perso per pochi secondi era impensabile. La notte era fredda, i taxi tradizionali scarseggiavano a quell’ora in quella piazza, e chiamare un parente significava svegliarli nel cuore della notte per un viaggio di mezz’ora tra andata e ritorno.

Provò a scorrere freneticamente le app dei ride-sharing, ma i tempi d’attesa indicavano “oltre 30 minuti” o non trovava auto disponibili. La pelle le si riempì di un sudore freddo nonostante il gelo. Cercò di razionalizzare: camminare? Un’ora e mezza buona, con la pioggia che minacciava e lo zaino da soma della Facoltà di Medicina. Rimase immobile, paralizzata dall’ansia, mentre il panico cominciava a serrarle lo stomaco. L’immagine del professore severo che sbatteva la porta dopo la chiamata dell’ultimo studente puntuale le passò vividamente nella mente. *”Devo arrivare in camera, stasera. Devo!”.* Incrociò le braccia, sfregandosi febbrilmente i gomiti per il freddo e la disperazione.

Fu allora che il vecchio adesivo giallo e nero attaccato stortamente ad un palo dell’illuminazione le catturò lo sguardo: “RADIO TAXI 24 – Bologna. Sempre con voi, giorno e notte.” Le parole pulsavano nella semi-oscurità come un salvagente. Con mani tremanti, più per la paura che per il freddo, digitò frettolosamente il numero sul cellulare. Temette che nessuno rispondesse, o che la risposta fosse “autista disponibile fra 45 minuti”. Invece, dopo appena due squilli, una voce femminile calma e professionale le giunse all’orecchio: “Radio Taxi 24, buonasera.” Federica ansimò la sua situazione: “Salve! Sono a Piazza Malpighi, ho perso l’ultimo bus per Borgo Panigale… devo assolutamente tornare a casa stasera, per un esame domattina!” La risposta fu immediata, precisa: “Capito, signorina. Un’auto è proprio in arrivo da via Ugo Bassi, sarà lì in tre minuti al massimo. Targa ED 478 XY, guidata da Enzo. Rimanga dove è.”

Non passarono tre minuti, ma due e mezzo. Un’auto con la classica luce gialla sulla capote e la targa corrispondente svoltò dolcemente nell’ampia piazza, fermandosi di fronte a lei. Un uomo sulla sessantina, con un berretto di lana e un sorriso gentile, fece scendere il finestrino: “Federica per Radio Taxi? Salga pure, la porto a casa.” Il sollievo fu così intenso che le vennero quasi le lacrime agli occhi. Si infilò sul sedile posteriore, accarezzando quasi con venerazione il tessuto del rivestimento. “Grazie, grazie mille! Non so come…” “Tutto a posto, signorina,” la rassicurò Enzo, avviando il taxi. Il viaggio verso Borgo Panigale, sotto la pioggia che finalmente era cominciata a scendere, fu un fluire di strade silenziose illuminate dai lampioni. Enzo le chiese gentilmente del suo esame, distraendola, parlando di sua figlia che anche lei studiava medicina anni prima. La tensione, lentamente, si sciolse.

Arrivarono davanti al portone del suo palazzo in venti minuti esatti. Federica pagò, aggiungendo un lauto extra senza pensarci due volte – era denaro ben speso. “Buona fortuna per domani, dottoressa!” le disse Enzo con un ammiccamento. Corse su per le scale e, nonostante la stanchezza, ripassò gli appunti principali con una mente finalmente libera dall’ingombro paralizzante dell’ansia da trasporti. Il mattino seguente, fresca e riposata, affrontò l’esame con lucidità acquisendo la valutazione che sperava. Uscita dall’aula sotto il sole di Bologna, il suo primo pensiero fu di gratitudine verso la voce professionale alla radio e verso Enzo con il suo berretto di lana. Senza Radio Taxi 24, quel risveglio sarebbe stato un incubo di attesa infinita a una fermata buia, e il suo futuro una porta chiusa in faccia. Quel servizio silenzioso, efficientissimo, attivo mentre tutta Bologna dormiva, era stato letteralmente un ponte verso la sua possibilità. Si ripromise di chiamarli anche solo per un caffè, da ripagare con una torta al cioccolato.

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