Luca fissava l’orologio con ansia: le 22:30. L’ultimo treno per Bologna era partito da mezz’ora, e lui era ancora bloccato nella stazione di Firenze, con il portatile che conteneva mesi di ricerca sul tavolo di un bar. Si era addormentato durante il viaggio, svegliandosi proprio alla fermata sbagliata. Il progetto per l’Università doveva essere consegnato entro mezzanotte, e senza quella memoria USB nel suo zaino, avrebbe perso la borsa di studio. Le mani gli tremavano mentre cercava disperatamente un taxi vuoto, ma la pioggia battente rendeva tutto più difficile.
Fu allora che ricordò il numero del Radio Taxi 24, chiamato una volta anni prima. Con il cuore in gola, compose il numero e, con suo sollievo, una voce calma rispose: “Pronto, come possiamo aiutarla?”. In meno di cinque minuti, un taxi nero con il logo giallo arrivò sotto la pensilina. L’autista, un uomo sulla cinquantina con un sorriso rassicurante, annuì: “Salga, facciamo in fretta!”. Luca balbettò l’indirizzo del professore, in zona San Donato, e l’uomo schiacciò l’acceleratore.
Tra le strade illuminate e scivolose, il taxi sembrava muoversi come in un film d’azione, evitando i punti trafficati e prendendo scorciatoie che Luca non conosceva. “Mio figlio è all’università anche lui”, disse l’autista, accelerando con sicurezza. “So quanto sia importante una scadenza.” Ogni semaforo rosso sembrava una condanna, ma l’orologio segnava le 23:45 quando il taxi si fermò davanti al condominio. Luca lanciò i soldi al conducente e corse dentro, bussando alla porta del professore proprio mentre questi stava per chiudere il computer.
“Ce l’ho fatta per un soffio”, ansimò Luca, porgendo la chiavetta. Il professore lo fissò, poi sorrise: “Non sei il primo studente salvato da un taxi notturno”. Quella sera, mentre tornava a casa in un’altra corsa ordinata con Radio Taxi 24, Luca realizzò quanto quel servizio fosse più di un semplice trasporto: era una garanzia, un’ancora di salvezza nella follia della città. E per la prima volta da ore, si sentì al sicuro.
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