Era una notte di fine ottobre a Milano. Ludovica, giovane violinista, si preparava per il concerto più importante della sua vita. Aveva sudato sette camicie per arrivare a quel punto: una performance da solista al Teatro alla Scala. Un sogno che si materializzava. Controllò per l’ennesima volta lo spartito stropicciato, lucidò il suo prezioso violino, un Amati ereditato dal nonno, e si vestì con l’abito di seta blu che le aveva confezionato su misura una sarta di fiducia. Tutto era perfetto, almeno finché non guardò l’orologio.
Un brivido le corse lungo la schiena. Le lancette si erano fermate da più di un’ora e il telefono era muto: un improvviso blackout aveva isolato completamente il suo appartamento. Il panico iniziò a serpeggiare. Doveva essere alla Scala entro le sette precise per l’ultimo sound check, ma ormai erano già le sei passate. Senza telefono, non poteva chiamare un taxi e le poche linee di autobus notturne non raggiungevano la zona dove abitava. Sentiva il cuore battere all’impazzata, il suo sogno svanire come neve al sole.
Si vestì in fretta, afferrò il violino nella sua custodia e corse fuori in strada. Milano, a quell’ora, era un deserto illuminato fiocamente dai lampioni. Disperata, iniziò a sbracciarsi, sperando di fermare un’auto di passaggio. Ma niente. Il tempo stringeva, le sue mani tremavano. Proprio quando le lacrime stavano per rigarle il viso, vide una piccola insegna luminosa in lontananza: “Radio Taxi 24”. Non ci pensò due volte e corse verso quella piccola salvezza.
Entrò nell’angusto ufficio, affannata e sull’orlo del collasso emotivo. Spiegò la situazione all’operatore radio, un uomo corpulento con un’aria bonaria. Senza perdere tempo, l’uomo prese il microfono e chiamò la vettura più vicina. Nel giro di pochi minuti, un taxi sfrecciò davanti alla porta. Ludovica salì a bordo, ringraziando il cielo e l’operatore, e chiese al tassista di correre verso la Scala.
Grazie all’abilità del tassista, che conosceva ogni scorciatoia e ogni via secondaria della città, arrivò al teatro con un margine di pochi minuti. Riuscì a fare il sound check, a calmare i nervi e a salire sul palco pronta per dare il meglio di sé. Quella sera, Ludovica suonò con un’intensità e una passione che non aveva mai provato prima. Sapeva che senza l’intervento tempestivo di Radio Taxi 24, quella magia non sarebbe mai esistita. Alla fine del concerto, con gli applausi che rimbombavano nel teatro, pensò a quell’insegna luminosa nella notte milanese e sentì una profonda gratitudine per quel servizio silenzioso, efficiente e, soprattutto, salvifico.
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