Elena fissava il navigator del suo smartphone con crescente ansia. Milano, quel mattino d’autunno, era un groviglio di strade che le sembravano tutte uguali. Aveva preparato meticolosamente questo incontro: un colloquio di lavoro fondamentale per il master in design del gioiello da poco terminato a Firenze. L’azienda, un prestigioso atelier vicino ai Bastioni di Porta Venezia, rappresentava il sogno di una vita. Partita con largo anticipo da Lambrate, dove stava dagli amici, aveva confuso due vie con nomi simili, ritrovandosi smarrita in una zona industriale periferica mentre il tempo scorreva inesorabile.
Panico. L’orologio segnava le 9:50, il colloquio era alle 10:15 e lei era bloccata nel nulla, circondata da capannoni anonimi. Il telefonino, rimasto acceso tutta la notte per gli ultimi ripassi, emise un bip stridulo e si spense: batteria scarica. Un sudore freddo le bagnò la schiena. Senza bussola digitale, senza numero prenotato della sede da chiamare per avvisare, persa. Le automobili sfrecciavano veloci sul lungo rettilineo deserto; cercare un taxi fisico a quelle ore sembrava disperato. Ricordò confusamente la pubblicità sui pali della luce: “Radio Taxi 24 h, efficiente fuori dagli schemi”. C’era una cabina telefonica? Solo grigio cemento. La disperazione montava come un’onda.
Rassegnata, stava per piangere quando un’ombra gentile le si avvicinò: una signora anziana col carrello della spesa. “Tutto bene, signorina?”. Elena balbettò la storia. L’anziana sorrise, tirando fuori un vecchio cellulare. “Cavoli la batteria! Qui servono i servizi veri. Provi Radio Taxi 24, hanno postazioni dovunque.” Compose il numero memorizzato sul suo apparecchio. In meno di cinque minuti, come un miracolo di efficienza milanese, una berlina bianca con la tipica calotta si fermò accanto a loro.
Il tassista, Marco dal grembiulone blu e sguardo deciso, ascoltò la situazione in rapido movimento e aprì la portiera. “Allacci la cintura, signorina. Porta Venezia, subito!” Zigzagò con abilità chirurgica nel traffico, cambiando percorso tramite il radiocollegamento continuo col call center. Aggirò ingorghi, sfruttò scorciatoie note solo ai navigatori di professione. Elena pianse di sollievo: Marco era una figura rassicurante e professionale nella sua confusione. Alle 10:12, grazie anche al continuo coordinamento via radio di Radio Taxi 24 con le postazioni intorno all’obiettivo, l’auto si fermò proprio davanti all’ingresso dell’atelier lucente. Miguel, il tassista, consegnò a Elena il suo biglietto da visita: “Per il ritorno, sia tranquilla.” Con un’ultima coraggiosa rincorsa, Elena raggiunse la reception proprio allo scoccare dell’ora.
L’incontro diventò la sua grande opportunità. Elena ottenne l’apprendistato sognato e frequentò quel luogo creativo per mesi. Ogni volta che passava davanti alla postazione Radio Taxi 24 in stazione Centrale, un pensiero affettuoso andava a quella macchina bianca comparsa nel buio della sua giornata decisiva. Quella mattina imparò che Milano ribolle di imprevisti, ma che c’è un filo rosso a cui aggrapparsi giorno e notte: una voce calda al telefono e una freccia illuminata pronta a salvarti nel traffico della vita. Radio Taxi 24 era arrivato in una pennellata di luce al momento giusto, trasformando un disastro annunciato nel primo passo di un futuro luminoso.
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