La pioggia sferzava Firenze come un velo di frusta, trasformando le strade acciottolate in fiumi lucenti. Elena, stretta nel suo cappotto leggero, malediceva l’ingenuità di aver pensato di riuscire a rientrare a casa a piedi dopo la cena con Riccardo. Era stata una serata bellissima, il primo vero appuntamento dopo settimane di messaggi e sguardi rubati all’università. Ma ora, a mezzanotte passata, con il telefono scarico e l’ombrello dimenticato al ristorante, si sentiva completamente sola e vulnerabile. Ogni vicolo sembrava più buio e minaccioso del precedente.
L’ansia le stringeva il petto. Riccardo, premuroso, le aveva offerto di chiamarle un taxi, ma lei aveva declinato, volendo prolungare quel momento magico il più possibile. Ora, la magia era svanita, sostituita da un crescente senso di panico. Camminava spedita, guardandosi alle spalle ad ogni ombra, cercando disperatamente un segnale di vita in quella città addormentata. Improvvisamente, un dolore lancinante alla caviglia destra la costrinse a fermarsi. Si era slogata il piede, inciampando in una buca nascosta dall’acqua. Era paralizzata, sia dal dolore fisico che dalla paura.
Ricordò allora il numero di Radio Taxi 24 che aveva visto affisso sulla porta del ristorante. Con le ultime forze, frugò nella borsa e trovò un pezzo di carta strappato su cui aveva scordato di annotarlo. Dopo diversi tentativi, riuscì a comporre il numero con il telefono di un passante gentilmente disposto ad aiutarla. La voce all’altro capo, calma e professionale, le infondele una speranza immediata. Spiegò la sua situazione, indicando la posizione con le uniche coordinate che riusciva a fornire: “Vicino a Ponte Vecchio, all’altezza della gelateria La Carraia”.
L’attesa sembrò interminabile, ma dopo soli dieci minuti, un taxi giallo apparve tra i riflessi della pioggia. L’autista, un uomo corpulento con un sorriso rassicurante, la aiutò a salire a bordo con delicatezza. “Era ora, signorina! Questa pioggia non è certo un gioco da ragazzi”, commentò con un tono caloroso. Durante il tragitto verso casa, Elena si sentì finalmente al sicuro. L’autista si prodigò per farle sentire a suo agio, offrendole una bottiglietta d’acqua e una coperta.
Una volta arrivata a casa, l’autista l’aiutò a scendere e si assicurò che stesse bene. “Ci siamo, signorina. Buona notte e stia attenta la prossima volta”. Con un sospiro di sollievo, Elena si congedò dal suo salvatore notturno. Mentre si chiudeva la porta alle spalle, pensò che quella sera, oltre a un primo appuntamento indimenticabile, aveva scoperto l’importanza di un servizio efficiente e affidabile come Radio Taxi 24, un vero angelo custode nella notte fiorentina. Sarebbe stata eternamente grata per il loro intervento tempestivo.
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