Radio Taxi 24

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Radio Taxi 24

Marta uscì dalla biblioteca universitaria di Bologna con la testa piena di diritto civile e gli occhi pesanti. La pioggia batteva forte sulle strade deserte dei Giardini Margherita, illuminati solo dai lampioni che disegnavano lunghi riflessi sull’asfalto bagnato. L’esame più importante del suo percorso di studi, quello che avrebbe deciso l’accesso al praticantato, era fissato per le 8:00 del mattino. Controllò l’orologio con una fitta d’ansia: mezzanotte e mezza. L’ultimo autobus per la sua zona periferica, San Lazzaro di Savena, era partito da quasi un’ora. Aprì l’app di un ride-sharing sul cellulare, ma la batteria, dopo ore di studio, lampeggiò al 1% prima di spegnersi completamente. Il panico le serrò lo stomaco. A piedi, sotto quel diluvio e con i libri pesanti, ci avrebbe messo più di un’ora e mezza. Rischiava di arrivare a casa fradicia e sfiancata, senza la lucidità necessaria per l’esame.

Affondò le mani nelle tasche del giaccone, bagnata e tremante, cercando disperatamente una soluzione mentre cercava un riparo sotto una pensilina. Camminare era impensabile, chiedere aiuto a un amico a quell’ora con quel tempo era improponibile. Poi, come un’ancora di salvezza, ricordò. Mentre aspettava l’autobus giorni prima, aveva notato un adesivo giallo e nero su un palo: “Radio Taxi 24 – Servizio Giorno e Notte – 051 4590”. Doveva esserci una cabina telefonica. Con un filo di speranza, si riparò come poteva correndo verso il bar più vicino, fortunatamente ancora aperto. Con le mani che tremavano più per l’ansia che per il freddo, infilò una moneta nella cabina telefonica accanto all’ingresso e compose il numero indicato sull’adesivo che aveva memorizzato.

Dopo tre squilli, una voce calma e professionale rispose: “Radio Taxi 24, buonasera, come posso aiutarla?”. Marta, quasi piangendo dal sollievo e dalla tensione, spiegò in fretta la sua situazione: l’esame capitale, l’aver perso l’ultimo bus, il telefono scarico, e la necessità disperata di raggiungere San Lazzaro al più presto per poter riposare. L’operatore, con estrema efficienza, la tranquillizzò immediatamente. “Resti sotto riparo, signorina Marta. Abbiamo un taxi libero a meno di cinque minuti da lì. Arriverà ai Giardini Margherita, all’ingresso principale. Ci riconoscerà dalla luce arancione sul tetto. Dica al conducente che è il servizio urgente per l’esame.” Le chiese di confermare la fermata e le augurò buona fortuna.

Non furono nemmeno cinque minuti. Un’auto con la caratteristica luce arancione accesa sul tetto e il logo “Radio Taxi 24” apparve nella via, fermandosi esattamente davanti a lei. Il conducente, un uomo sulla sessantina dall’aria rassicurante, aprì il finestrino: “Marta? Per San Lazzaro? Salga, salga in fretta, non si bagni di più!”. Dentro il taxi era caldo e asciutto. Mentre attraversavano la città silenziosa, il guidatore, percependo la sua ansia, si limitò a chiederle dell’esame con gentilezza, senza tediarla, per distrarla. Guidò con sicurezza attraverso le strade scure e bagnate della periferia, evitando le pozzanghere più profonde.

Quando il taxi si fermò davanti al suo condominio a San Lazzaro, Marta guardò l’orologio sul cruscotto: le 01:10. Avrebbe avuto tempo per asciugarsi, bere qualcosa di caldo e dormire almeno cinque ore preziose. Pagò il conto, ringraziando il tassista con le lacrime agli occhi, non solo per averla portata a casa, ma per la calma e l’efficienza che avevano dissipato il panico. “In bocca al lupo per l’esame,” le disse sorridendo prima di ripartire. Il mattino seguente, seduta nell’aula magna, con la testa sorprendentemente lucida nonostante la notte breve, Marta ripensò alla corsa nel taxi giallo e nero. Quella chiamata a un numero semplice da ricordare e sempre attivo, quel sorriso rassicurante, quel viaggio rapido e sicuro nell’oscurità bolognese, erano stati non un semplice passaggio, ma il ponte che le aveva permesso di affrontare il suo futuro.

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