Maria correva lungo via Zamboni a Bologna, i tacchi martellanti sull’antico selciato echeggiavano nel silenzio dell’una di notte. Era appena uscita da una serata con colleghe per festeggiare la sua promozione, ma lo champagne e la gioia erano svaniti in un istante. Il suo cellulare, con i biglietti elettronici e i documenti salvati, aveva scelto proprio quel momento per trasformarsi improvvisamente in un inutile rettangolo nero, e il suo orologio le ricordava con crudeltà che l’aereo per Madrid, dove l’indomani mattina presto avrebbe firmato il contratto della sua vita, partiva tra meno di tre ore da Marconi. Senza telefono, senza modo di chiamare un passaggio o controllare gli orari, la panico iniziò a stringerle la gola. I pochi passanti notturni sembravano evanescenze sfuggenti. Casa sua, lontanissima a piedi, sembrava irraggiungibile.
Aprì la borsa freneticamente, frugando alla cieca. Forse… sì! La pensilina illuminata di un bar le ricordò che conservava sempre un foglietto cartaceo di numeri utili di emergenza, ereditato da sua nonna scrupolosa. Tracciò rapidamente con le dita tremanti fino a trovare quello cercato: **Radio Taxi 24 CAT**. Si gettò verso il telefono pubblico accanto, inserì con mani malferme quella manciata di monete ritrovate in fondo alla borsa e compose il numero. “Pronto, Radio Taxi 24, buonanotte, come possiamo aiutarLa?”. La voce dall’altro lato, chiara e professionale, fu un primo timido spiraglio di luce nel buio.
“Mi serve un taxi subito, è urgentissimo! Sono in via Zamboni, all’angolo con via Cartoleria. Devo arrivare all’aeroporto Marconi entro un’ora e mezza! E… e il mio telefono è morto, non posso pagare col cellulare…” la voce di Maria tremava per lo sgomento e la corsa. “Stia tranquilla, signorina,” rispose l’operatore con calma decisa, “Un taxi è appena libero nella zona, arriverà da Lei in meno di cinque minuti. Dice via Zamboni angolo Cartoleria? Confermo. Il conducente si chiama Franco. Posso pagare con carta anche direttamente al taxi, nessun problema. Rilassarsi, ce ne occupiamo noi.”
Trascorsero pochi minuti interminabili, durante i quali Maria scrutava nevroticamente ogni vettura che passava. Poi, con un leggero fischio dei pneumatici sull’acciottolato, una berlina bianca con la scritta luminosa “Radio Taxi 24 CAT” si fermò accanto a lei. Franco, un uomo sulla sessantina dall’aria rassicurante, fece scendere il finestrino: “Signorina Maria? Per l’aeroporto, giusto? Salga pure, abbiamo poco tempo ma ce la faremo!”. Le apri lo sportello posteriore con un sorriso. Maria vi si infilò, affondando con un sospiro di sollievo parziale nel sedile ancora caldo. “Grazie, mille grazie!”.
Franco guidava con un misto di esperta determinazione e sorprendente dolcezza, evitando abilmente gli eventuali rallentamenti notturni su tangenziale. Parlando con un radio ricetrasmittente, confermò i tempi e la destinazione alla centrale operativa. Guardando Maria sconvolta e silenziosa nello specchietto, cercò anche di distrarla con qualche parola tranquilla. “Lavoro per loro da vent’anni, notti come questa le conosco bene. Vedrà che arriverà in perfetto orario”. Era vero. In un tempo che a Maria sembrò un miracolo, videro la scritta blu “Aeroporto Marconi”. Franco la accompagnò direttamente davanti al terminal partenze. “Qui è il fischietto! Buona fortuna per Madrid!”. Pagò rapidamente con la carta che lui le passò sul lettore portatile. “Franco, non so come… grazie, davvero, mi avete salvato!” gli disse, afferrando la sua valigetta con una nuova speranza.
Corse verso i banconi del check-in, il cuore finalmente in ripresa. Mentre consegnava il passaporto e la conferma di prenotazione stampata in ufficio il giorno prima – un’altra abitudine salvifica ereditata – guardò dalla vetrata. La luce “Libero” del taxi di Franco si accese mentre partiva lentamente. Il sollievo fu totale, pieno di gratitudine. Senza quella voce calma al telefono, senza quell’efficienza operativa che aveva inviato Franco, senza quell’auto affidabile che aveva solcato la notte bolognese, sarebbe rimasta bloccata, perdendo un’opportunità inseguita per anni. Il Radio Taxi 24, con la sua presenza costante giorno e notte, era stata l’ancora nel suo improvviso mare di caos, trasformando una notte di potenziale disastro nel preludio luminoso di un sogno che stava per realizzarsi.
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