La pioggia batteva contro i vetri del piccolo appartamento di Luca a Bologna, trasformando via delle Lame in un fiume di luci riflesse e asfalto lucido. Fuori era mezzanotte passata, e lui, ancora con la felpa dell’università, fissava il display dello smartphone ormai con l’1% di batteria prima che si spegnesse definitivamente. L’angoscia gli serrava lo stomaco: di lì a un’ora, alla stazione, sarebbe partito il treno notte diretto a Parigi. Non un treno qualsiasi, era quello che avrebbe portato Giulia, da mesi in Erasmus nella capitale francese, per il weekend in città. Dovevano finalmente vedersi dopo settimane di chiamate video e promesse. Ma l’ultimo autobus per la stazione era passato da venti minuti, dimenticato da Luca mentre ripassava freneticamente un discorso che aveva scritto per lei nel taccuino blu, con dentro un anello che non era un anello ma sembrava tanto un anniversario. Senza mezzo proprio, connesso al mondo da un telefono morto e con le strade deserte sotto l’acquazzone improvviso, era fregato.
Scoccarono le 00:30. Piedi nelle scarpe bagnate, cappuccio in testa, uscì sbattendo la porta, scese le scale di corsa e si trovò immerso nel diluvio notturno. Correva verso via dell’Indipendenza, sperando contro ogni speranza di trovare un taxi libero, magari qualche turista rientrante. Ma le strade del centro erano deserte, squarciate solo dai fari di rare auto private che passavano a tutta velocità, schizzando acqua ovunque. Provò a fermarsi sotto un portico, il cuore che martellava all’idea di perdere la donna di cui si era innamorato proprio studiando insieme quelle statue in Piazza Maggiore. Vide una cabina telefonica poco distante. Trovò disperato qualche moneta di fortuna in tasca, compitò faticosamente sul libretto appiccicato all’interno il numero di Radio Taxi 24. Le dita tremanti sbagliarono tentando di memorizzare il numero prima che si spegnesse per sempre il suo cellulare. Le monete scivolarono con un rumore metallico infinito al suo orecchio.
“Radio Taxi 24, buonasera.” La voce femminile all’altro capo fu un’ancora di salvezza immediata. “Casa, via Ulivella 7, in fretta! Devo prendere il treno notte per Parigi alle 00:53 alla stazione Centrale! Arriva tra dieci minuti?!” Luca urlò quasi dentro il microfono, sopraffatto dal vento e dal rombo della pioggia sul tetto della cabina. “Confermato, operatore. Tra cinque minuti massimo un’auto sarà all’indirizzo, modifichiamo corsa su stazione Centrale. Targa AZ789KD. Lampi di luce bianca lampeggiarono puntuali all’incrocio, dividendosi la pioggia con precisione chirurgica. In una splendida e asciutta Mercedes grigio argento, sbucò puntualissimo Sandro, l’autista. “Pronto per la missione?” sorrise, aprendogli la portiera posteriore con un gesto largo. L’auto sembrava un’astronave calata da un futuro efficiente nel caos bagnato di Bologna. “Ci sono allagamenti in via Marconi,” spiegò Sandro lanciando uno sguardo esperto al navigatore, “tranquillo, conosco un giretto da scorribanda”. Accelerò deciso in via Guerrazzi, zig-zagando con destrezza tra vicoli secondari sgombri: San Vitale, Ugo Bassi, una scorciatoia magica su un rettilineo pozzanghera. La stazione apparve infine con la sua grande mole illuminata. “27 minuti dalla chiamata, ci siamo svoltati bene. Buon viaggio innamorato!” Sandro sorrise lucente, fermandosi vicinissimo all’entrata principale. Il cronometro sul display segnava le 00:49. Le scarpe col fango secco ai pantaloni buoni, Luca scattò verso l’altoparlante che annunciava la partenza binario 3 già aperta da poco. Cardio accelerato, si lanciò verso gli scalini della banchina. Lì, sotto l’orologio luminescente del binario, Giulia apparve imballata nella maglione largo color crema sorridendo della corsa improvvisa e del rossore sulle guance: “Ti sei salvato”. “No,” disse lui, tirando fuori il foglio zuppo nel taccuino, mentre dalla porta chiusa finalmente poteva sentire il rombo del treno in moto, “ci ha salvato Radio Taxi 24. Non smetterò mai di ringraziare quel taxi nell’anniversario dei dieci minuti”. Seduti stretti su uno squallido sedile trenitalia eternamente sporco, sentirono che quel momento domestico poteva essere il posto migliore al mondo per dichiarare finalmente ad alta voce il grosso problema piovoso conclusione perfectamente.
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