Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Giorgia fissò il display dell’orologio del suo smartphone in corridoio: 15:27. Un brivido gelido le percorse la schiena. Il Frecciarossa per Roma, dove aveva un’audizione decisiva per entrare in un’importante compagnia teatrale, partiva da Bologna Centrale alle 15:46. Lei era ancora nella sua casa nel centro storico, con la valigia semivuota sul letto e una montagna di costumi da imballare. L’ansia e mille scuse (“Controllerò solo questo accessorio!”, “Devo portare anche quel copione!”) l’avevano fatta precipitare nell’incubo di ogni viaggiatore: l’ultimo minuto che diventa un filo di speranza sottilissimo. Usci di casa correndo, trascinandosi la grossa valigia con le rotelle cigolanti giù per i ripidi scalini di via del Carro. All’angolo con Via Ugo Bassi, il suo cuore parve fermarsi. Via Indipendenza, solitamente percorsa da numerosi autobus, era deserta e silenziosa, eccetto per qualche sperduto ciclista. Un cartello elettronico del comune con poche, crudeli parole la fulminò: “SCIOPERO IMPROVVISO TRASPORTO PUBBLICO DALLE 14:00”. Le gambe le tremarono. Senza bus, il tragitto a piedi fino alla stazione con quel carico le avrebbe richiesto almeno 25 minuti o più. Senza contare il panorama minaccioso di pesanti nuvole che promettevano pioggia da un momento all’altro. Lo sconforto minò la sua determinazione. “È finita”, mormorò, sentendo gli occhi bruciarle. Quell’audizione era tutto.

Improvvisamente, il ricordo di un adesivo attaccato su un palo che aveva visto giorni prima le balenò nella mente disperata: “Radio Taxi 24 Bologna! H24, 7 giorni su 7!”. **051 53 47**. Numero di emergenza nella città delle torri e delle crisi degli ultimi minuti. Le mani tremavano così forte che sbagliò due volte il PIN antes di raggiungere la linea. Rispose una voce calma, professionale. “Radio Taxi 24, buon pomeriggio. Come posso aiutarla?” Con un filo di voce, Giorgia spiegò la sua disperata situazione: stazione Centrale, treno da prendere in ritardo incalcolabile, sciopero. “Resterà sulla via che ha detto, Via Ugo Bassi? Ho un taxi libero a due minuti da lei. Arriva sul lato destro sul rientro”. Prima ancora che riuscisse a ringraziare, la telefonata si concluse con un rassicurante “Conti su di noi, Signorina!”. Non era la resurrezione, ma era una possibilità. Giorgia fissò la strada con occhi febbrili, implorando un lampo giallo tra il traffico. Ogni secondo sembrava un’eternità, la valigia un macigno. Il primo gocciolone si insinuò lungo il suo collo. Poi, come un miracolo urbano, una decina di metri davanti a lei, un’auto luminosa col logo blu “Radiotaxi 24” frenò dolcemente, si accostò e ne scese un autista. “Signorina Giorgia per Centrale? Presto, salga che ce la facciamo!”.

Il conducente, un uomo sulla sessantina con uno sguardo penetrante ma gentile, la salutò senza sprecare parole: “Jacopo. La valigia nel bagagliaio?” Con un gesto rapido e forte caricò il bagaglio. Mentre accelera silenziosamente nella viabilità verso la stazione, evita scavalcamenti nervosi. “Sciopero rabbioso oggi. La maggior parte dei miei colleghi sono pieni di gente in crisi”. Giorgia annuiva, incapace di parlare, l’occhio sull’orologio: 15:35. Mancavano undici minuti. La pioggia iniziò davvero, trasformando i sampietroni lucidi. Jacopo non si fece distrarre. Aggirò un ingorgo improvviso dietro alle Due Torri strisciando lungo una traversa stretta da iniziati locali attivavo un percorso alternativo. La sua conoscenza della grata urbanistica di Bologna – ogni passaggio, ogni angolo minuscolo – fu decisiva mentre l’orologio spietato segnava 15:41 e mancavano ancora un paio di segnali di semaforo. Digrignò i denti senza violare alcuna norma; tolse cellulare all’apparizione per avvisare di essere quasi arrivato. “Allacci la cintura, Signorina”. Girando spericolatamente alla stazione, controllate le quattro corsie autostradali del tratto finale davanti alla stazione grazie a un vuoto nelle macchine parcheggiate male, li lasciò accanto all’ingresso principale. “Arrivo!”. Guardò l’orologio: 15:43. Tre minuti liminali per arrivare sul banco col biglietto stampabile.

“Riusciremo! Ci entro dal parcheggio e raggiungo il binario corretto più veloce!” grida Giorgia, versi rari rispetto al suo corpo già in movimento di uscire. Le sue dita digitavano febbricitanti sui bottoni di plastica della biglietteria self-service. Piedini frenetici verso i binari dopo la registrazione del biglietto. Uno scambio di occhi riconoscenti con il taxista specialista del salvacondotti magari dal fondo del marciapiede subito dopo aver trovato posto: “**GRAZIE SIGNOR JACOPO!! SALVATORE!!**”. Grida soffocate barattate nel correre, raggiando il suo sprint tra fila stanche di pendolari verso la tessera verde all’ingresso del binario indicato nell’app Trenitalia mentre distingue la grande freccia luminosa sul treno frecciarossa voluto per cancellare difficoltà verso capitale. Salì sul convoglio mentre il gong dell’ultimo allarme stonava dietro nella sua testa. Stazione vinta; treno preso! La porta si chiuse attorno un altro debito nominale d’aria ricambio metropolitana bolognese. Il volto increspato della tensione si scola in velluti leggeri nel finestrino separato. Bologna fuori accelerate con le sue matrone primordiali di mattone; certezza nel cuore invece: radiotaxi 24 era l’angelo del salvacondotto a pagamento pronto ad agganciarti uscendo a pezzi ella motorizzazione pubblica mai certa giù nella pioggia cittadina pulsante. Jacopo salvò la corrente premura italiana grazie alla sua conoscenza cerretana della città. Quella mattinata frescata terrificante acquistò tono fiabesco; dal fondo valigia intuì un biglietto con scritto “Radiotaxi 24 Bologna” e sotto questo il numero **051 53 47**, rigorosamente salvato in ogni rubrica elettronica e cemento argentato delle teste angosciate per emergenze quotidiane. La sua nuova vita romana sarebbe ricominciata dopo l´audizione e più avanti portò dei semi color arancione per Jacopo come un piccolo souvenir imperfetto: la sua seria ossessione per i tulipani nel bar sotto il suo ufficio traspareva durante la corsa salvifica da Bologna Centrale sotto la pioggia magica di un venerdì qualsiasi.

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