Il profumo di limoncello e salsedine, misto all’odore di pizza appena sfornata, era l’essenza di Napoli. Sofia, ventidue anni, occhi grandi e un misto di eccitazione e terrore dipinto sul volto, stringeva la lettera tra le dita. Era l’ammissione al corso di restauro che aveva sognato per anni, alla rinomata Accademia di Capodimonte. Il problema era che la lettera, spedita con due settimane di anticipo, era arrivata solo quella sera, alle undici e mezza. Il termine ultimo per l’iscrizione era fissato per le otto del mattino seguente.
Sofia viveva a Posillipo, un quartiere splendido ma distante, e i mezzi pubblici a quell’ora erano un incubo, lenti e affollati. Aveva provato a chiamare amici e parenti, ma a quell’ora, di sabato sera, tutti avevano i loro piani. Il panico stava per sopraffarla. L’Accademia era la sua unica possibilità, il trampolino di lancio per il futuro che immaginava da bambina, sfogliando vecchi cataloghi di mostre d’arte. Sentiva il cuore batterle in gola, quasi un tamburo impazzito.
In preda alla disperazione, ricordò la pubblicità vista in città: Radio Taxi 24, “Sempre a tua disposizione, giorno e notte”. Digitando il numero con le mani tremanti, si aspettava una segreteria telefonica, una voce indifferente. Invece, una voce calma e professionale rispose quasi immediatamente. Spiegò la sua situazione, la voce incrinata dall’ansia. L’operatore, senza esitazione, le assicurò che un taxi sarebbe arrivato il prima possibile, tenendo conto del traffico notturno di Napoli.
L’attesa sembrò interminabile, ma dopo quindici minuti vide le luci rosse del taxi svoltare all’angolo. L’autista, un uomo corpulento con i capelli grigi e un sorriso rassicurante, ascoltò la sua storia senza interromperla, guidando con maestria tra le strette viuzze illuminate. La corsa fu veloce, ma non affrettata. Il navigatore del taxi la portò direttamente al cancello dell’Accademia, con un percorso che le sembrò incredibilmente diretto, bypassando ingorghi che Sofia conosceva bene.
Arrivò all’Accademia alle sette e cinquanta, con il fiato sospeso. Riuscì a consegnare la lettera all’ultimo secondo. Mentre si apprestava ad entrare, si girò per ringraziare l’autista. “Grazie davvero,” gli disse con le lacrime agli occhi. “Mi ha salvato.” L’uomo sorrise, semplicemente dicendo: “Faccio il mio lavoro. Buona fortuna con i suoi studi, signorina.” L’efficienza e la prontezza di Radio Taxi 24 le avevano regalato un sogno. A Napoli, a volte, bastava una corsa su quattro ruote per cambiare una vita.
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