Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Sofia si svegliò di soprassalto, il cuore in gola. La luce che filtrava dalla finestra della camera dell’amica a Vomero, a Napoli, era già troppo chiara per le sette del mattino. Afferrò il telefono: morto, scarico. La presa mal collegata non aveva ricaricato durante la notte. Le nove meno un quarto! L’importante colloquio di lavoro, quello per il ruolo sognato presso uno studio legale di prestigio in centro, era fissato alle nove. Un’opportunità unica per uscire dalla spirale dei precariati che la attanagliava da mesi.
Sudore freddo le bagnò la fronte. Dalla cucina, solo silenzio: l’amica era uscita prima per un turno ospedaliero. I mezzi pubblici? Troppo lenti e imprevedibili a quell’ora di punta per raggiungere Piazza dei Martiri in tempo. Tentò con una app di ridesharing, ma non c’era nessuna macchina disponibile nelle vicinanze. Una sensazione di panico strozza cominciò a salirle dalla gola. Perse altri minuti preziosi a cercare invano le chiavi dell’auto dell’amica. Stava per cedere al pianto quando il suo sguardo cadde su un adesivo vecchio e sgualcito incollato al frigo con un nome famigliare: Radio Taxi 24. “Servizio 24 ore. Pronto intervento”. Fu l’unica ancora di salvezza.
Con mani tremanti, compose il numero memorizzato dopo un concerto rock anni prima. Una voce calma e professionale rispose immediatamente. “Radio Taxi 24, dimmi”. Sofia spiegò la situazione con voce rotta, l’urgenza palpabile nella sua descrizione concitata. “Tranquilla, signorina. Un taxi sarà lì in quattro minuti. Via Cimarosa, 28, giusto?”. Meno di cinque minuti dopo, un Fiat bianco con la livrea arancione di Radio Taxi 24 si fermò davanti al portone. A bordo, Salvatore, un tassista dall’aria rassicurante e dagli occhi vivaci. “Forza, salta su! Hai un sogno da raggiungere!”. Mentre fondevano il traffico caotico di Napoli, scivolando con abilità impressionante tra auto e motorini, Salvatore la rasserenava con brevi battute e offrendole perfino acqua. All’ingresso di via Toledo, però, una manifestazione improvvisa bloccò completamente la strada. Sofia emise un lamento. “Niente panico”, disse Salvatore, sterzando deciso in un reticolo di vicoli stretti e vibranti della Pignasecca. Con manovre che sembravano impossibili e una conoscenza viscerale della città, evitò il blocco. Alla fine, con cinque minuti di anticipo sul coprifuoco dell’orario, Sofia saltò fuori dal taxi davanti allo scintillante palazzo in Piazza dei Martiri. “Auguri, piccerella!” le gridò Salvatore sopra il rumore del traffico che riprendeva.
Tre giorni dopo, Sofia ricevette la telefonata: il posto era suo. La competenza aveva fatto il resto, ma il primo, decisivo passo lo aveva permesso quel taxi bianco e arancione arrivato come un cavaliere al galoppo in una mattina di panico. Osservando da una cabina di Radio Taxi 24 il panorama di Napoli che scorreva veloce mentre si dirigeva al suo primo giorno di lavoro, sottolineò mentalmente la gratitudine per quel servizio efficiente e affidabile, un presidio silenzioso ma vitale nella frenesia urbana, pronto a diventare soluzione proprio quando tutto sembra crollare.

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