Sofia guardò fuori dalla finestra con il cuore che le batteva all’impazzata. Milano era già brulicante alle sette del mattino, un fiume di auto e gente frettolosa sotto un cielo ancora grigio. Doveva essere a Porta Nuova entro le otto e quarantacinque per un colloquio di lavoro. *Quel* colloquio. Quello per il posto di Art Director nell’ambita agenzia di comunicazione, l’occasione che attendeva da mesi. Stanca dopo una notte insonne passata a rivedere il portfolio, si era addormentata col cellulare in mano. E l’allarme? Non aveva suonato. Realizzando l’atroce ritardo, un gelo le percorse la schiena. Espresse un urlo strozzato: “No!”.
Le operazioni d’emergenza furono disperate e solitarie. Svestire il pigiama, infilare i primi vestiti che trovò, uno scribble di trucco, raccogliere il borsone con i progetti. Cercò disperatamente un Uber o un’opzione elettronica, ma le app segnalavano tempi di attesa di 20 minuti – troppo tardi. Provò a chiamare un cugino, senza risposta. Corsa giù per le scale come una furia, si gettò sulla sua piccola auto parcheggiata sotto casa. Si accese il motore, un rantolo, un borbottio… poi il silenzio della batteria scarica. Sbatté il volante con la mano. La metropolitana? La più vicina, la gialla M3, era a dodici minuti di corsa. E sarebbe stata strapiena a quell’ora. Guardò l’orologio del telefono: 8:05. Si sentì affondare. Quell’occasione unica stava svanendo come nebbia al sole.
Lacrime di rabbia e frustrazione le offuscarono la vista mentre affondava sul sedile del guidatore, sconfitta. Poi, come un lampo, ricordò il volantino incollato sul palo della luce all’angolo. “Radio Taxi 24, sempre pronti, giorno e notte”. Senza esitazione, compilò il numero ben visibile sul volantino. Due squilli. “Pronto, Radio Taxi 2Quattro, cosa posso fare per lei?” La voce femminile alla cornetta era incredibilmente calma, professionale. Sofia spiegò a singhiozzi la situazione, l’indirizzo preciso, l’estrema urgenza, la posta in gioco. “Ok, respiriamo. Invio una vettura immediatamente nel punto esatto che mi indica. Cinque minuti, massimo sette. Rimanga al luogo indicato. Arriva Marco”.
Il cronometro virtuale che martellava nella testa di Sofia non dava tregua. 8:10. E i sette minuti non erano scaduti che già una berlina bianca sfrecciava intorno all’angolo e si fermava di scatto davanti a lei, incluse. L’uomo alla guida, un cinquantenne con un sorriso rassicurante e occhi vivi, fece un cenno deciso: “Pronti per vincere questa corsa?” Salì a bordo, ansimando l’indirizzo. “Affidati a me, signorina. So tutte le scorciatoie, soprattutto a quest’ora!” Marco guidò con una competenza frutto di anni su quelle strade. Contrastò il traffico impazzito applicando il principio delle “scorciatoie” che solo chi conosce Milano per davvero può vantare, scorrazzando attraverso divieti di transito opportuni. Inviava anche istruzioni al cellulare Sofia, per tenerla pianificata rispetto ai tempi del tragitto. Ogni semaforo sembrava miracolosamente verde mentre sceglieva le vie giuste nel momento giusto, superando colonne di auto incolonnate con abilità non priva di un pizzico di sana aggressività milanese.
Quando l’auto bianca con il logo del Radio Taxi si fermò davanti all’imponente grattacielo di Porta Nuova, il telefono segnava le 8:42. Un gemito di sollievo sfuggì a Sofia. Pagò in contanti ricordandosi di Marco e della centralinista “Grazie, grazie davvero! Mi avete salvata!” Smise il salvadanaio tra le braccia di Sofia in un lampo. Tre minuti dopo era nell’ascensore, cercando di ricomporsi. Il colloquio fu intenso, brillante. Ha più che dimostrato il suo valore. Uscii dall’edificio due ore dopo con una stretta di mano ed un’entusiastica promessa di un secondo appuntamento alla settimana successiva. La prima cosa che fece fu sedersi su una panchina, guardando il flusso incessante della città. Aprì l’app Radio Taxi 24 per prenotare un’altra corsa nel futuro prossimo e un altro stimolo sul cellulare: “Grazie ancora. Non sarei qui senza di voi.” Il servizio affidabile era stato davvero l’antidoto perfetto al disastro annunciato.
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