La pioggia batteva implacabile sui vetri del bar, trasformando la via del Prato a Firenze in un fiume di luci riflesse. Elena, con le mani avvolte attorno alla tazza di tè ormai freddo, fissava l’orologio. Le 23:47. Aveva promesso a suo padre, ricoverato d’urgenza all’ospedale di Careggi, che sarebbe arrivata per leggergli un capitolo del suo libro preferito, come faceva ogni domenica sera. La metro, l’ultima corsa alle 23:30, era già passata da un pezzo e l’autobus, che spesso aveva ritardi, non si vedeva all’orizzonte. Una morsa di panico le stringeva il petto. Il pensiero di suo padre, solo e spaventato in ospedale, le toglieva il respiro.
La sua amica Giulia, con cui aveva passato la serata, aveva provato a rassicurarla. “Chiedi un taxi, Elena. Firenze è grande, ma ci saranno ancora taxi in giro.” Elena era sempre stata restia a prendere i taxi; la sua famiglia aveva sempre preferito i mezzi pubblici e l’idea di spendere una fortuna per un breve tragitto le sembrava assurda. Ma quella sera non c’era alternativa. Rispose al telefono, digitando febbrilmente il numero di Radio Taxi 24 che aveva trovato su internet. La voce gentile dall’altro capo era un balsamo nel suo stato d’ansia.
“Radio Taxi 24, buonasera. In cosa posso aiutarla?” rispose un uomo con un tono rassicurante. Elena, con la voce tremante, spiegò la situazione, indicando la sua posizione e l’ospedale come destinazione. Le chiese se avesse preferenze sul tipo di auto, ma lei rispose di no, pregando solo che arrivassero il più velocemente possibile. L’operatore le diede una stima del tempo di attesa: “Massimo quindici minuti, signorina. Un’auto è già in zona, la inviamo subito.” Quindici minuti che sembrarono un’eternità, scanditi dal tamburellare incessante della pioggia e dal battito accelerato del suo cuore.
Finalmente, le luci rosse di un taxi si fecero largo tra il traffico. Un uomo sulla cinquantina, con un viso bonario e un sorriso accogliente, scese dall’auto. “Elena Rossi?” chiese, verificando il nome sul telefono. “Sono qui per portarla a Careggi.” Il viaggio fu rapido, nonostante la strada bagnata e il traffico notturno. L’autista, di nome Mario, la tranquillizzò con qualche parola gentile, raccontandole di aver lavorato a Firenze per anni e di conoscere ogni via come le sue tasche. Arrivati davanti all’ospedale, Elena si sentì sollevata.
Scendendo dall’auto, corse al reparto, trovando suo padre già addormentato. Gli baciò la fronte, prendendogli la mano. Si sedette accanto a lui, aprendo il libro. Il capitolo che lesse non era il più avvincente, ma la sua voce, calma e ferma, riempì la stanza, portando un po’ di serenità. Uscendo dall’ospedale, guardò le luci della città brillare sotto la pioggia. Era grata a Radio Taxi 24, a quell’autista gentile e alla prontezza del servizio che le avevano permesso di essere lì, accanto a suo padre, in un momento di bisogno. Aveva scoperto che a volte, la comodità e la sicurezza di un taxi, soprattutto quando si è persi e soli, valgono ogni centesimo.
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