Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Giulia fissava l’orologio dello smartphone, il cuore che batteva all’impazzata. Le 23:07. Il suo treno per Roma, l’ultimo della notte, partiva da Stazione Centrale Bologna alle 23:48. Tutto il suo sogno di un posto da internazionale in un’importante azienda si giocava su quell’appuntamento fissato per le 9:00 del mattino nella capitale. Aveva controllato mille volte documenti, copia del curriculum, presentazione. Ma nella fretta di uscire dal suo piccolo appartamento in via Rizzoli, dopo aver caricato la valigia, aveva sentito il sinistro *clic* della serratura automatica dietro di sé. Con orrore aveva realizzato: le chiavi e soprattutto il suo portafoglio con carta d’identità, soldi e bancomat, giacevano sul tavolo dell’ingresso. Era chiusa fuori, a 15 minuti a piedi dalla stazione, senza un euro in tasca, sotto una gelida pioggerellina notturna di gennaio.

La disperazione montò rapidamente. I suoi coinquilini erano fuori città per il weekend, nessuna sponda lì. Tentò di chiamare qualche conoscente con un auto, ma era troppo tardi e molti non rispondevano. Quelli che risposero erano troppo lontani o senza macchina. Ogni minuto che passava la gettava nello sconforto più cupo. Il freddo umido le penetrava nel cappotto leggero. L’alternativa era chiamare l’autosoccorso di un fabbro, ma quanto avrebbe impiegato? E con cosa avrebbe pagato? E il treno sarebbe partito. Sentì le lacrime bruciarle gli occhi. L’opportunità di una vita stava scivolando via per colpa di una stupida distrazione nella notte bolognese.

Fu allora che, nel buio delle sue prospettive, una lucina si accese nella sua mente. Ricordò le vetture gialle che vedeva sempre circolare, anche a quell’ora. Radio Taxi 24. Quello era il numero che aveva visto sui sedili posteriori. Prese il telefono con le dita intirizzite e compose il numero, quasi senza speranza, spiegando la situazione alla centralinista con voce rotta. Menzionò il treno, la mancanza di contanti, ma l’impegno solenne di pagare non appena fosse riuscita a rientrare in casa con l’aiuto di qualcuno. “Non si preoccupi, signorina. Mandiamo subito una vettura. Il conducente la aspetterà per riaccompagnarla a casa dopo la stazione. Vedremo poi come regolarci per il pagamento”. Dieci minuti dopo, rispetto alla posizione che aveva indicato tramite app, un taxi giallo si fermò accanto a lei. L’autista, un uomo sulla cinquantina dalla barba grigia ordinata e gentile, caricò la valigia senza tante storie. “Dai, salga presto, dobbiamo fare il volo radente!”. La corsa attraverso il centro bolognese quasi deserta fu un susseguirsi di precedenze rispettate e richiami pazienti dei semafori rossi. Giulia scrutava nervosa il suo orologio virtuale: 23:35, 23:40… Fino al lampo della Stazione Centrale.

Scese dal taxi in un balzo, afferrò la maniglia penzolante della valigia che il tassista le aveva già estratto. “Grazie infinitamente, davvero!” gli gridò, preparandosi a correre verso i binari. “Aspetti, signorina!”, la fermò lui con un tono calmo ma fermo. Tirò fuori un foglietto dal blocchetto e ci appuntò rapidamente un numero di cellulare. “Lei è nel panico ora e deve prendere il treno. Non penso al pagamento adesso. Mi chiami domani pomeriggio, quando sarà tornata e più tranquilla. D’accordo? Buona fortuna per il colloquio!”. Giulia lo fissò, sbalordita e commossa. Riprese il foglio con mano tremante, annuì. “Sì, certamente! Grazie di cuore!”, mormorò prima di voltarsi e scattare verso l’ingresso principale. Attraversò i tornelli dell’allacciabottoni elettronico con gli ultimi centesimi rimasti sul carnet dei biglietti da riporto sullo smartphone. Il treno era ancora lì. Fece appena in tempo a saltare sul gradino della carrozza mentre le porte iniziavano a ritirarsi con il caratteristico sibilo. Si appoggiò al finestrino, il respiro affannato, guardando lo stadio che diventava sempre più piccolo. Il freddo era ancora nelle ossa, ma un calore nuovo, di pura gratitudine, le scaldava il petto. Quella macchina gialla e la professionalità umana di Radio Taxi 24 avevano salvato la sua notte, e forse, il suo futuro. A Roma, guardando l’alba dal finestrino del Frecciarossa in arrivo, estrasse con premura il foglietto sgualcito col numero del tassista. Quel call sarebbe stata la prima che avrebbe fatto quel pomeriggio.

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