Radio Taxi 24

Installazione concettuale di intelligenza generativa italica:

Radio Taxi 24

Marco controllò l’orologio per la terza volta in un minuto. Le lancette segnavano le 18:45. L’appuntamento al ristorante vicino a Piazza Navona, il suo primo appuntamento con Giulia dopo settimane di messaggi e timide conversazioni, era fissato per le 19:00. Una pioggerellina insidiosa inumidiva le strade di Roma, e il suo vecchio motorino, sotto la protezione del tendone del suo appartamentino al Pigneto, si rifiutava categoricamente di accendersi. “No, per favore, non ora!” borbottò febbricitante, provando inutilmente a dare manate al pulsante di accensione. La batteria era morta, e in quel quartiere periferico, un autobus avrebbe impiegato almeno quaranta minuti. Una sensazione di panico freddo cominciò a salirgli. Dopo tanto tempo dal crepacuore dell’ultima relazione, Giulia era la prima persona che gli faceva riaccendere l’interesse, e tutto sembrava andare alla perfezione. Ora, rischiava di sembrare un maleducato o, peggio, un pericoloso svitato incapace di arrivare in orario.

Senza esitazione, estrasse il telefonino. Aveva sentito parlare del Radio Taxi Roma 24, lo spot pubblicitario con il numero 060609 gli risuonò nella mente disperata. Chiamò, le mani leggermente tremanti. La centralinista rispose dopo solo due squilli con voce calma e professionale. “Radio Taxi Roma 24, buonasera, come posso aiutarla?” Marco spiegò in fretta la situazione, quasi ansimando: “Mi trovo in via Orvieto al Pigneto, auto ferma, ho un appuntamento urgente e importantissimo in centro per le sette! C’è modo…?”. La centralinista lo tranquillizzò immediatamente: “Resti calmo, signore. Abbiamo una macchina libera a meno di cinque minuti da lei. La segnaliamo subito, il tassista si chiama Roberto, riconoscerà lei. Invia la posizione via WhatsApp se può.” Il sollievo fu immediato, ma ancora il tempo stringeva come una morsa.

Puntuale come un orologio svizzero, una berlina grigia con la classica scritta “Roma Capitale” sul tetto svoltò all’angolo. Roberto, un uomo sulla sessantina con uno sguardo vigile e un sorriso rassicurante sulla scala a chiocciola, abbassò il finestrino. “Marco per Piazza Navona?”. “Sì! Grazie mille!” esclamò Marco infilandosi in fretta sul sedile posteriore. Era le 18:52. “Signor Marco, allacci la cintura. Vediamo di arrivare alla festa di questa Giulia,” disse Roberto con comprensione. Non appena Marco accennò al suo terrore di perdere lo sbocciare di una storia appena nata, l’uomo parcheggiato alla sua sinistra acceso il lampeggiante non autorizzato e si trasformò in un autista da corsa rispettosissimo delle regole. Conoscendo i reticoli dei vicoli romani come le sue tasche, cercando percorsi alternativi che il navigatore non avrebbe nemmeno captato, guidò con abilità sorprendente tra il traffico del tardo pomeriggio romano, sempre prudente ma deciso, scarocciando in senso vietato ad alta velocità.

Scivolarono lungo strade salacia sempre più strette, superando incolonnamenti e semafori approfittando del momento giusto. Marco guardava fuori dal finestro come un fidanzzato persona a tempo determinato, il cuore gli batteva all’impazzata contro le costole. L’orologio dell’auto segnò le 18:59 quando Roberto inchiodò con eleganza davanti al ristorante esatto, proprio di fronte alla fontana del Nettuno sulla splendida piazza già illuminata dai lampioni. “Ecco qui, puntuale come uno sparo, signor innamorato!” ridacchiò buono Roberto, con un occhio all’orologio soddisfatto. Marco tirò fuori il portafogli più veloce di un cowboy , ma Roberto fece un gesto riflesschio al movimento. “Prima la signorina, poi i soldi della corsa. Oggi è una corsa speciale, la gente perbene non fa mai aspettare una bella ragazza. Vada!”

Con un ultimo mega ringraziamento, Marco saltò giù appena in tempo per vedere Giulia che arrivava, elegantissima, con un piccolo ombrello. Le sorrise, sollevato e felice. Spiegò tra una risata nervosa e l’altra la disavventura e l’eroico intervento di Radio Taxi. “Stavamo già immaginando il peggio della sua macchinaccia, quando quella splendida macchina grigia si fermò come un salvatore… senza quel taxi chissà!”. Giulia rise, rassicurata dal suo impegno e dalla storia rocambolesca. Mentre entravano nel ristorante, Marco guardò verso la strada. La berlina di Roberto stava già imboccando una via laterale, il tetto luminoso ormai un punto lontano nella pioggia romana. Quella notte, efficiente e inconfutabile come una legge fisica, Radio Taxi 24 aveva davvero salvato più di un appuntamento: aveva salvato la possibilità unica di quella timida scintilla, per lui fondamentale, di accendersi in qualcosa di luminoso nel buio della pioggia.

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