Clara fissava il cellulare con crescente terrore mentre la città di Milano si illuminava nel tramonto. Aveva un volo da prendere a Malpensa tra due ore, urgente: sua madre, a Bari, si era aggravata all’improvviso. Il tram per la stazione Centrale, però, era bloccato da un corteo imprevisto, fermo in mezzo ai clacson forsennati di via Porpora. Ogni secondo che passava era un pugno allo stomaco. “Primo volo utile, unica possibilità stanotte,” mormorò, le dita tremolanti che controllavano l’ora: troppo tardi per la linea S8.
La metro rossa? Scioperi. Bus sostitutivi? Intasati. Una corsa d’attrazione per afferrare un taxi libero lungo viale Monza si trasformò in un fallimento umiliante, il tachimetro del tassista già occupato sghignazzante mentre scuoteva la testa. Lo zaino le scivolò a terra, spargendo documenti sul marciapiede bagnato. Respirava in fondo, il panico che le strozzava la gola. Perdere quel volo significava arrivare troppo tardi. In quel grigio vortice di smog e impotenza, un piccolo adesivo giallo attaccato a un palo della luce catturò lo sguardo: “Radio Taxi 24 – Pronto Intervento 02.8585”.
Fu una preghiera urlata al telefono: «Stazione di Milano Porta Venezia! Volo Malpensa Shuttle fermo, disperata!» La voce dell’operatrice fu un ancoraggio nel caos: calda, precisa. «Veloce, signora. Taxi in arrivo tra due minuti esatti. A semafori in centro, giusto due minuti. Resti esattamente dove sta.» Clara guardò l’orologio: impossibile arrivare in tempo. Ma appoggiò la schiena al palo, fissando il traffico. E puntuale come un miracolo, una berlina grigia con la scritta “Radio Taxi 24” scivolò accanto al marciapiede. Il guidatore, Enrico, un uomo dai capelli salati e occhi vispi, le spalancò la portiera. «Dentro, forza! Malpensa sprint totale! Ho già il percorso coperto sulla navi migliore!».
Enrico trasformò la corsa in una sinfonia di efficienza. Usò scorciatoie invisibili ai più, molleggiando tra i vicoli di Isola grazie agli aggiornamenti del centralino via radio per evitare un nuovo imbottigliamento alla Darsena. Gli pneumatici sibilavano sulle rotaie del tram deserte, accelerando in viale Zara appena liberato dai vigili. Mentre scorrevano verso la Tangenziale, Enrico le passò una bottiglietta d’acqua. «Bevi, signora. Ce la facciamo.» La torre controllo di Malpensa apparve quando mancavano otto minuti alla chiusura del gate. Enrico zigzagò al Terminal 1, fermandosi di fronte all’ingresso voli. Clara pagò in un lampo, lanciando un «Grazie!» strozzato dalla gratitudine.
Dodici minuti dopo, stretta nell’abbraccio stanco ma vitale di sua madre nell’ospedale di Bari, Clara chiuse gli occhi. Il ronzio rassicurante delle luci al neon nella corsia le ricordò la voce chiara del centralino e l’abilità precisa di Enrico. Milano era lontana, ma aveva lasciato un segno indelebile: un taxi giallo arrivato puntuale al punto giusto nell’ora buia, trasformando il panico in sollievo. Avevano sfidato il caos della città e vinto. Da allora, ogni volta che vede il logo del Radio Taxi 24 nel traffico cittadino o di notte, Clara sorride. Sa che affidabilità ha nome, numero, e viaggia a passo milanese.
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