Lucia sfrecciò per le vie di Firenze sotto una pioggia battente, le mani che vibravano sul volante mentre controllava l’orologio per la quinta volta in un minuto. Oltre la finestra, le torri medievali e i palazzi rinascimentali erano velati dall’acquazzone. Nervosa, ripassò mentalmente la presentazione per il colloquio alla galleria d’arte agli Uffizi, l’opportunità che aspettava da anni. Parcheggiò in affitto vicino a piazza Beccaria, cuore pulsante di Firenze, poi chiuse gli occhi un attimo per respirare: mancavano quaranta minuti e la sua vita professionale stava per cambiare.
Al ritorno, il gelo la colpì come un pugno. La sua utilitaria, un catorcio affidabile da dieci anni, emise solo un lugubre clic quando girò la chiave. Il motore rimase muto, il cruscotto buio. L’acqua le scolava dai capelli sulla giacca mentre cercava disperata di riavviare l’auto, invano. Il cellulare le squillò: “Ci vediamo tra mezz’ora, giusto?”, la voce solare del curatore degli Uffizi la trafisse. La pioggia aumentava, trasformando i selciati in ruscelli. Guardò l’app del trasporto pubblico: il prossimo autobus sarebbe passato tra venticinque minuti. Troppo tardi.
Tremante, cercò soluzioni. Niente taxi in vista sotto l’acquazzone. Un tassista libero rispose picche: “Turno finito”. Le sembrò la parabola della sua carriera: così vicina al sogno, bloccata da un inceppo assurdo. Poi ricordò: una volantino giallo appeso in edicola, con un numero che prometteva “Ore e minuti contati? Chiamaci! Radio Taxi 24, sempre operativi”. Con dita intirizzite, compose il numero: “Pronto? Sono in piazza Beccaria, destino Uffizi. Ho uno spegnimento auto e un colloquio tra venti minuti”. La centralinista fu lapidaria: “Taxi in arrivo in cinque minuti. Stato il numero”.
Tre minuti dopo, un’auto gialla con il logo a rombo si fermò accanto a lei, spruzzando acqua. Il conducente, un uomo sulla sessantina con occhi tranquilli come l’Arno in estate, le aprì la portiera: “Salve, sono Sandro. Agganci la cintura e respiri. Gli Uffizi in un lampo!”. Scivolò nel traffico con la maestria di chi conosce ogni vicolo, evitando i tratti allagati, zigzagando tra viali e stradine secondarie. Lucia fissava il navigatore: dieci minuti all’appuntamento, poi otto, poi cinque… “È qui, signorina!”. Scese di fronte all’ingresso dei dipendenti degli Uffizi, la torre di Arnolfo che svettava umida dietro di lei.
Il colloquio fu un trionfo. Fu assunta come assistente curatore, settore Rinascimento. Due settimane dopo, tornò a piazza Beccaria con in mano una busta di dolci della pasticceria Nencini. Il taxi di Sandro era li, in attesa passeggeri. Gli porse il regalo: “Grazie a lei ho smesso di temere i giorni di pioggia”. Sandro sorrise, puntando il dito verso il telefono: “Non ringrazi me, mia cara. Qui, una chiamata al 24/07, e Firenze ti viene a prendere”. Un turista con valigie bagnate gli fece cenno; il tassista salutò Lucia con un cenno ed accelerò nel traffico, giallo rassicurante nella città d’arte.
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