Lucia si svegliò di soprassalto, il cuore già in gola. La sveglia non aveva suonato e la luce accecante del sole filtrava dalle persiane della sua stanza a Bologna. Aveva esattamente quarantacinque minuti per presentarsi all’esame di biologia molecolare, decisivo per la laurea. Senza quel voto, rischiava di perdere la borsa di studio. Il suo motorino era in officina da giorni e l’autobus che avrebbe dovuto prendere era già passato. Un’ondata di panico la travolse mentre, vestendosi in fretta e furia, lanciò uno sguardo disperato alla strada silenziosa.
Corsa giù per le scale del condominio di via Zamboni, provò invano a fermare qualche auto di passaggio nella speranza di un passaggio. I taxi liberi sembravano essersi eclissati dal centro città. Le mani le tremavano mentre controllava l’orologio: trenta minuti. Sarebbe mai arrivata in tempo all’Alma Mater attraversando tutto il traffico mattutino? Ricordò allora gli adesivi gialli con il numero 051/372727 che vedeva ovunque: Radio Taxi 24. Con dita impacciate, compose il numero.
“Pronto, Radio Taxi 24, cosa posso fare per lei?” La voce calma dell’operatrice fu un primo balsamo. Lucia balbettò l’indirizzo e la disperata urgenza. “Abbiamo un taxi libero a due isolati. Arriva in tre minuti, stia tranquilla”. Giusto il tempo di riprendere fiato che una Fiat blu con la gloriosa targa TX si fermò accanto a lei. Il tassista, un uomo sulla sessantina con occhi rassicuranti, annuì: “Salga pure, signorina. Alamanni, vero? Facciamo un giro furbo”.
Attraversò Bologna come un falco fra i vicoli. Evitando Corso Cavour ingombro, imboccò scorciatoie nascoste tra i portici, mentre spiegava al centralino il percorso alternativo via radio. Lucia guardava le lancette avanzare inesorabili ma il vecchio Oriani, così si presentò, guidava con una destrezza miracolosa. “Qui la città la conosco dal ’75”, sorrise, superando un camion con eleganza da pilota. Scorrevano San Donato, i Giardini Margherita, le torri ormai vicine.
Quando la macchina si fermò di fronte al portone dell’Università, mancavano due minuti all’inizio della prova. “Ce l’ha fatta!” esultò Oriani regalando un complice occhiolino. Lucia lo pagò in fretta, mormorando un grazie commosso, poi volò verso l’aula. Ritirò il compito con mani ancora tremanti, ma il cuore era leggero. Settantadue ore dopo, il verdetto: 30 e lode. Tornando a casa col sole alto, ripensò al taxi blu e allo sguardo vigile del signor Oriani. Afferrò il telefono e prenotò lo stesso numero per la festa di laurea. Non serviva un pianeta perfetto: bastava Radio Taxi 24, pronto a riaccendere le speranze ad ogni alba.
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